ULTIMATE EDITION #4

(nn.10 - 14)

 

 

 

N° 10

 

PSICODRAMMA

 

(PARTE PRIMA)

 

 

 FANTASMI DEL PASSATO

 

 

Di Carlo Monni

 

 

1.

 

 

            Nell’ufficio l’aria è tesa, Nick Fury mastica un sigaro spento e dice:

-La Vedova Nera è scomparsa ed io voglio sapere perché.-

I quattro uomini seduti dinanzi a lui annuiscono senza parlare, tutti loro sono esperti e tutti hanno avuto esperienze con superumani:

Lee Kearns è un Vice Direttore del F.B.I. ha circa 40 anni, capelli neri che mostrano chiari segni d'imbiancamento alle tempie, era stato il contatto privilegiato con Ant Man agli inizi della sua carriera, in particolar modo nell’affare della Creatura da Kosmos, quando esordì la Meravigliosa Wasp,[1] Simon Stroud, è un uomo sui 35 anni, dai folti capelli biondi, veste casual, con un maglione rosso a girocollo. I casi della vita lo portarono ad indagare prima sulle imprese dell’Uomo Lupo che era John Jameson[2] e poi sulle tracce del vampiro Vivente Morbius;[3] è stato un agente della C.I.A. per anni ed è recentemente tornato in servizio dopo una specie d’esaurimento nervoso,[4] Clive Reston, agente del MI6, il Sevizio di spionaggio Estero della Gran Bretagna. Per molto tempo è stato in prima linea contro i piani contorti di Fu Manchu e poche cose possono stupirlo; il quarto uomo è un nero sui 40 anni circa, Agente Speciale del F.B.I. in forza all’Ufficio di Manhattan sino a poco tempo fa, ora ha la stessa qualifica al F.B.S.A., ha avuto a che fare con i Vendicatori, il suo nome è Derek Freeman

-Vediamo di riepilogare quel che sappiamo…- continua Fury

-È stata la cameriera portoricana a scoprirlo per prima.- inizia Kearns È arrivata come ogni mattina, usando la sua chiave e non ha trovato nessuno…..

 

            Maria Santos entra nell’appartamento da cui non proviene alcun suono. Non dovrebbe essere preoccupata, non è insolito non trovare nessuno a quest’ora:  Madame Natasha è spesso in giro per il mondo ed anche Ivan è solito alzarsi di buon'ora, a quest’ora è spesso in garage ad armeggiare con l’auto… eppure qualcosa non la convince, L’aria, ecco, l’aria è insolitamente pesante. Non sa nemmeno lei perché, ma chiama:

-Madame Natasha! Seňor Ivan! C’è nessuno?-

            Nessuna risposta. Maria avanza cauta, attraversa il salone. Non sa dire perché, ma percepisce qualcosa di strano, poi vede il corpo. Non le ci vuole che qualche secondo per riconoscere Ivan. Un’altra donna avrebbe, forse, gridato, ma Maria Santos ha visto troppe cose in vita sua per perdere il controllo dei nervi. Si china sul corpo esanime:

-Seňor Ivan.- mormora e gli sente il polso. È vivo. Tira un sospiro di sollievo. Sa cosa fare. Afferra il telefono e fa rapidamente tre numeri: la polizia, l’ospedale ed un terzo numero che Natasha le aveva dato per casi come questi…

            Nick Fury riceve la telefonata ed ascolta con molta attenzione. Natasha scomparsa vuol dire guai e grossi anche. Scuote la testa, poi comincia ad impartire ordini.

 

            Meno di un’ora dopo la telefonata di Maria Santos sono sul posto gli Agenti del Distretto di Zona, quelli del F.B.I. del F.B.S.A. e dello  S.H.I.E.L.D. La casa è setacciata a fondo ed al tempo stesso si verifica ogni pista, ma il risultato è….

 

-…niente.- conclude Lee Kearns –La Vedova sembrava letteralmente scomparsa. La sola cosa che abbiamo concluso con certezza è che qualcuno è riuscito a far passare per il condotto d’aerazione un gas narcotico molto potente, che ha spedito nel mondo dei sogni chiunque fosse in quella casa in pochi secondi, poi sono entrati ed hanno prelevato la Vedova Nera. Sia detto per inciso, Ivan Petrovitch si è ripreso all’ospedale e non è stato possibile trattenerlo neanche un minuto, come sa un giovane interno che quasi ci rimetteva il setto nasale.-

            Fury sogghigna.

-Tipico di Ivan.- commenta –Tenere a freno il vecchio cosacco sarà un problema. Continua Kearns…-

-Non c’è molto da dire. Odio ammetterlo, ma abbiamo fallito. L’unica sicurezza che siamo riusciti ad ottenere è che la Vedova non si trova più sul territorio nazionale e su questo  punto, cedo la parola al nostro amico Stroud.-

 

            Simon Stroud fa una smorfia     

-Abbiamo scoperto un particolare interessante.- dice –Questi due uomini….-

            Su una parete  vengono proiettate due foto, quelle di due uomini: un cinese dai capelli cortissimi, baffi alla mongola, sui 40 anni circa ed un bianco dai capelli grigio ferro e due radi baffetti sui 45 anni circa. Stroud prosegue

-…il Colonnello Ling Wu Tien dell’Aviazione della Repubblica Popolare Cinese ed il  Brigadiere Generale dell’Esercito Russo Arkady Vladimirovitch Brushov. Hanno attirato la nostra curiosità. La C.I.A. ha un dossier su di loro Entrambi sono stati nei Servizi Segreti dei loro paesi e, guarda caso, entrambi si trovavano insieme a Londra durante il soggiorno della Vedova Nera in quella nazione e sono venuti negli Stati Uniti con il suo stesso volo.-

            Nick Fury morde il suo sigaro, poi dice:

-Non è tutto qui. Quei nomi mi dicono molto. Diversi anni fa la Vedova Nera fu inviata in un'installazione segretissima della Cina con il compito di sabotare un marchingegno mortale: lo Psicotron!-

-Lo Psicotron. Ricordo di averne sentito parlare.- interviene Clive.

-Era un apparecchio in grado di agire sulla psiche degli individui alterandola con conseguenze devastanti. Il progetto fu bloccato grazie anche all’intervento dei Vendicatori e fu in quell’occasione che Natasha scoprì che suo marito Alexi era vivo ed era diventato il Guardiano Rosso, per poi vederlo sacrificarsi per lei. L’installazione fu completamente distrutta dall’eruzione del vulcano su cui era costruita e lo Psicotron fu solo un ricordo[5]… o così credevamo.-

-E con questo?-

-Il supervisore del progetto era il Generale  Ling Sai Hang e l’ufficiale di collegamento Sovietico era il generale Anatolji Vladimirovitch Brushov, fratelli dei nostri amici ed entrambi morirono nel disastro.-

-Vuoi dire che la Vedova Nera si sarebbe fatta sorprendere da due burocrati di secondo piano?- interviene ancora Reston –Roba da non credersi!-

-Infatti!- replica Fury –Abbiamo la ragionevole certezza che siano stati loro, ma, di certo, non avevano le capacità per fare tutto da soli. C'è stato qualcuno che li ha aiutati ed io voglio sapere chi.-

            Interviene ancora Kearns:

-Sappiamo che sono ripartiti con un volo privato quella stessa mattina, un volo diretto a Hong Kong.-

-E qui entriamo in azione noi del MI6.- aggiunge Reston.

-Infatti.- continua Fury.Le vostre informazioni concordano sul fatto che la loro meta finale era la Cina continentale, esattamente come concludono i nostri rilevamenti satellitari. –

            Entra un agente trafelato e porge a Fury degli incartamenti, Fury li legge rapidamente, poi...

-È la notizia che aspettavamo.- dice –Le nostre triangolazioni confermano che la Vedova si trova…- punta il dito su una carta olografica tridimensionale della Cina –Qui, nel cuore della Manciuria. Si tratta di un’installazione di cui non sappiamo nulla, il Governo cinese ne nega l’esistenza e, per una volta, potrebbe dire la verità  o, almeno, una parte.-

            Si volge verso i suoi interlocutori:

-Qualcuno deve andare lì e riprendersi la Vedova, Quella donna ha fatto molto per noi e non la lascerò nelle mani di nessuno. Lo S.H.I.E.LD. non può intervenire ufficialmente, il Governo Cinese ci ha vietato tutte le operazioni  che non siano approvate da lui o dal Consiglio di Sicurezza dell’O.N.U., anche se chiuderanno un occhio su interventi che faremo senza che loro ne siano ufficialmente informati e qui entrate in gioco voi…-

-Splendido. –esclama Stroud, lo sapevo che c’era la fregatura!-

            Tu Stroud ufficialmente sei un “privato” e Reston è noto per essere una testa calda.-

.-Siamo sacrificabili.- commenta Clive.

-Mettila così, se ti va.- replica Fury –La vostra base d’appoggio sarà a Hong Kong e qui incontrerete il terzo membro del vostro team.-

-Credo di sapere chi è.- commenta Reston sogghignando.- E quando cominciamo?-

-Avete già cominciato. Siamo sopra Hong Kong da almeno cinque minuti, una navetta vi aspetta per portarvi di sotto.-

 

 

2.

 

 

            Hong Kong, colonia britannica per circa 150 anni, è tornata alla Cina nel 1999, ma i Cinesi sono stati bene attenti a non intaccarne il tessuto sociale ed economico, consci della ricchezza che proveniva da questa perla dell’Asia, il risultato è che, ancor oggi, questo luogo è il crocevia dove il mondo occidentale e quello asiatico s’incontrano e fanno i loro affari, non sempre legali. Su certe cose le autorità preferiscono chiudere un occhio, l’incontro che i due agenti segreti, l’inglese e l’americano fanno in quello che, all’apparenza, è solo l’ufficio di una ditta di Import-Export, ma che, in realtà (e non crediate che i Cinesi non lo sappiano) è la sede locale del MI6, è una di queste.

-Shang Chi!- esclama Reston –Sapevo che eri tu il rinforzo promessoci da Fury.-

-La Vedova Nera è un’amica e l’onore m’impone di aiutarla.- risponde il cinese.

-Ben detto ragazzo mio, mio padre non avrebbe saputo dire di meglio, credimi.- ribatte Reston.

-Io continuo a credere che sia stupido mandarci solo in te contro chissà cosa?-interviene Stroud.

-Paura?-

-Mangiati la lingua Reston, quando hai dovuto far fronte a Licantropi e Vampiri e puoi andare a raccontarlo, poche cose possono spaventarti. Non mi tiro indietro.-

-Bene amici, direi di rilassarci un po’ e farci un bicchierino prima della partenza.-

-Io non bevo, lo sai Reston.- ribatte Shang Chi

-Cinesino, sei irrecuperabile.-

 

            Quanto ha dormito, Natasha non saprebbe dirlo. L’ultima cosa che ricorda è che era entrata in casa di sera e poi…niente del tutto. L’intontimento le fa subito capire di essere stata drogata, prova a muovere le braccia…niente. Ci prova con le gambe…ancora niente… finalmente i suoi occhi verdi si aprono e comincia a rendersi conto del luogo in cui si trova. Braccia e gambe bloccate da manette di metallo ad apertura elettronica, impossibile spezzarle con la forza, è appoggiata su una specie di tavolo di metallo, in verticale però. Il luogo in cui si trova è disadorno, a parte una serie di macchinari scientifici, che non è sicura di saper riconoscere, poi, dinanzi a lei, tre persone. Due maschi: un cinese con la divisa dell’aviazione Popolare ed uno che è, indubbiamente, un generale russo, poi c’è una ragazza, cinese anch’essa, che indossa l’abito comune in Cina sino a poco tempo prima. Ora che ci riflette meglio, si accorge che quasi tutto il personale è composto di cinesi, è in Cina, dunque? E perché?

-Ben svegliata Vedova Nera.- la saluta il Cinese.

-Chi siete? Perché mi avete portata qui?-

-Chi siamo? Il mio nome e quello del mio Compagno russo potranno sembrarle familiari, compagna Vedova. Io sono il Colonnello Ling Wu Tien dell’Aviazione della Repubblica Popolare Cinese e questo è il Brigadiere Generale dell’Esercito Russo Arkady Vladimirovitch Brushov.-

-Ling, Brushov, io credo di capire…-

-Mi fa piacere che capisca compagna, voglio che sappia perché deve morire, lo devo alla memoria di mio fratello.-

            Ora Natasha capisce tutto, ma cosa può fare per uscirne? Eppure, se quei fanatici avessero voluto solo ucciderla, perché rapirla?

-Cosa volete realmente da me?- chiede.

-Lei è intelligente Tovarisch Romanova…- interviene Brushov –Non vogliamo solo vendetta, ha ragione.-

            Ancora il termine “compagna”, è un membro del gruppo di nostalgici di Valentin Shatalov? E Ling allora? Ha già vissuto tutto questo annida, quando è morto Alexi.

-Lei sarà la nostra cavia per una versione moderna di un marchingegno che contribuì a distruggere quando morì mio fratello…si ricorda dello Psicotron?-

            Certo che si ricorda…un dispositivo di controllo mentale, che poteva indurre stati allucinatori e che, se usato su vasta scala, poteva essere un’arma formidabile.

:Ho già resistito una volta allo Psicotron!- proclama –Cosa vi fa credere che stavolta sarà diverso?-

-Oh, stavolta ha di fronte un modello di nuova generazione, con effetti un po’ diversi.- le risponde il Colonnello Ling. Sono certo che le piacerà.-

            Ha appena pronunciato queste parole, che un casco cala sul capo di Natasha avvolgendola e tagliandola fuori dal mondo.

-Benvenuta Vedova Nera.- termina Ling con un sogghigno.

 

            La Redazione del New York Express è come quella degli altri giornali di New York, il neo direttore Paul Hamilton, a volte, pensa che avrebbe fatto meglio a continuare a fare il free lance, ma, oltre al compenso da capogiro, c’era anche la sfida di prendere questo giornale di second’ordine e portarlo tra i grandi. Spera di non aver fatto il passo più lungo della gamba. Sta esaminando le notizie per la prima pagina del giorno dopo. Comincia dalle notizie locali, niente d’entusiasmante, deve ammettere: uno scontro di Quasar e Songbird contro Klaw il Signore del suono,[6] roba solita e non c’è neanche una fotografia decente. C’è di buono che neanche il Daily Bugle le ha, una volta era imbattibile per quelle dell’Uomo Ragno. Nube di api sopra Los Angeles? Api? Quel supercriminale che attaccò anche il Campus dell’E.S.U., forse? Oh beh ci penserà qualche supereroe locale, pensa.Buffo come anche le notizie estere coinvolgano superesseri, come la recente crisi in Zinawa[7] e la misteriosa missione di WorldWatch in Sudafrica,[8] missione a proposito della quale si chiede ancora chi sia il misterioso informatore che gli ha fatto avere la notizia che l’O.N.U. non ha ancora confermato. Ah ecco qualcosa che non sembra coinvolgere superumani: crisi tra Halwan e Murtakesh, sono già scoppiati incidenti di frontiera e si teme una vera e propria guerra. Diplomazia internazionale al lavoro per evitare il peggio. L’inviato presidenziale atteso nella capitale del Murtakesh, intanto, il vicino Raphastan ha ordinato la mobilitazione generale delle sue truppe. Il Golfo Persico è, di nuovo, una polveriera in procinto di esplodere? Potrebbe valere la pena di mandare in zona un inviato speciale? Diavolo, vorrebbe andarci lui, se potesse.

Il telefono squilla e lui risponde, all’altro capo del filo una voce impersonale, un uomo, ne è certo:

-Chieda a Nick Fury chi ha portato la Vedova Nera in Cina.-

-Cosa? Chi è lei?-

            Nessuna risposta, se non il rumore del microfono riagganciato.

            Molto strano, pensa Hamilton, ma il suo istinto di giornalista gli dice che c’è una storia da seguire e, per giunta, riguarda Natasha, che non vede da tempo.

 

            Ultimo piano di un palazzo di Las Vegas, Harold Howard sorride soddisfatto. A che serve avere un giornale, se non ci puoi far stampare le notizie che le tue conoscenze ti danno in anteprima? Certo, ci sono altri modi di farlo decollare, sistemi che né Hobbs o Hamilton approverebbero, ne è certo, ma non c’è bisogno che lo sappiano, così come non sanno che lui è quello che paga realmente i loro stipendi. Un’occhiata ai suoi computer lo informa dei suoi affari in corso, uhm, forse un viaggetto a New York si impone per risolvere altri problemi, ogni tanto gli piace esercitare un po’ di tocco personale.

-Miss Wright devo recarmi a New York e d ho bisogno…-

<<…biglietto aereo e documenti di John Peterson di Dallas, già pronti signore, come la sua solita suite all’Hilton allo stesso nome.>> risponde una voce dall’altra parte del microfono.

-Lei è magnifica Miss Wright, non so come farei senza di lei.-

<<Spero di non scoprirlo mai signore.>> risponde la segretaria e Howard, dal suo schermo a senso unico, può vederla sorridere soddisfatta.

            Due ore dopo, John Peterson, petroliere di Dallas, una delle tante identità che Howard usa quando vuole viaggiare in incognito, è in viaggio verso New York, spera sarà che sarà un viaggio utile.

 

            Natasha conosce il termine deprivazione sensoriale, anche se non l’ha mai sperimentata personalmente, non in questi termini, almeno. È come se il mondo intorno a lei avesse semplicemente cessato di esistere. Non c’è nulla, solo il vuoto totale, i suoi cinque sensi non percepiscono assolutamente niente, a parte il sapore della sua saliva: non c’è niente, assolutamente niente da vedere, toccare, sentire e perfino odorare. Qual è lo scopo di tutto ciò? Sperano che impazzisca forse? No! Ci deve essere qualcosa di più, qualsiasi cosa. Deve pensare, concentrarsi, lei è la Vedova Nera, è stata addestrata dai migliori del mondo, può resistere a qualsiasi tipo di condizionamento mentale. Non permetterà che… cos’è quello?

 

            Reston, Stroud e Shang Chi salgono sul piccolo aereo che li porterà a destinazione:

-Era ora che arrivaste.- dice loro una voce ben nota ad almeno due di loro.

Su una delle poltroncine siede Ivan Petrovitch, il padrino della Vedova Nera, con indosso un maglione rosso e dei Jeans –Vi aspetto da un po’!-

-E tu che ci fai qui Russo?- gli chiede Reston, che immagina la risposta.

-Fury sapeva benissimo di non potermi tenere lontano, con Natasha nei guai ed alla fine ha ceduto.-

-Ahem, Mr. Petrovitch.- interviene Stroud –Mi scusi se glielo dico, ma non crede d’essere troppo vecchio per…ehm… queste operazioni di commando?-

            Ivan gli punta contro un dito minaccioso e risponde con ira:

-Ascolta bene Stroud.- ringhia –Forse alla C.I.A. ti considerano in gamba e, magari, ‘Tasha pensa che tu abbia anche qualche altro talento…- Reston reprime a stento un risolino …ma io ero dentro questi affari di spie quando la tua maggiore occupazione era scaccolarti il naso all’asilo e, età o non età, posso ancora romperti in due usando un braccio solo o non ci credi?-

            Stroud alza le braccia:

-Ci credo, credo!- esclama –Se nemmeno Fury l’ha fermato, allora non ci riuscirei di certo io, andiamo pure.-

-Ottimo! Destinazione Cina, allora, prediamo posto che si parte.-

            Il mio nome è Shang Chi. Significa “Lo spirito che avanza”; l’avanzamento del mio spirito è avvenuto spesso per sentieri non molto raccomandabili, ma lungo i quali, ho spesso incontrato uomini degni. Mi siedo dinanzi a quest’uomo, chiamato Ivan Petrovitch, io e lui non ci siamo mai incontrati prima, ma so che è un uomo giusto:

-Lei mi ricorda molto un mio vecchio amico, Black Jack Tarr .- gli dico

-So chi è e lo prendo come un complimento, grazie cinesino.-

            Si, decisamente somiglia a Black Jack Tarr.

 

 

3.

 

 

            Luce e calore, le prime sensazioni che prova da quando è cominciata quest’avventura virtuale. Prova a fare un passo avanti. Sa che in realtà è ancora legata sul tavolo del laboratorio, o almeno crede, ma qui è libera come l’aria. Un passo e, di colpo, il buio è scomparso, ora è in una città, ci sono fiamme e lei le percepisce vicine e poi… lo vede… il soldato è giovane, forse ha vent’anni o poco più, ed ecco che, sul balcone della casa incendiata, esce una donna anziana, stringe al petto una bambina piccolissima e la getta verso il soldato, che l’afferra al volo, un attimo prima che la casa esploda. È lei, certo, era troppo piccola per ricordarselo, ma Ivan gliel’ha raccontato molte volte quell’episodio. Cos’è il solito vecchio trucco di farti rivivere il passato per piegare la tua volontà? Ormai dovrebbero aver capito che non funziona.

-Non essere mai troppo sicura di te Natalia Alianovna!-

            Quella voce… si volge di scatto e la vede: Tovarich Irina Nikolaievna Dornova, la sua insegnante di danza e la bambine sono: lei e la piccola bionda Nadia, troppi anni fa per ricordarsene. Era mai stata davvero così? Giovane ed ingenua? Se è il suo subconscio a guidarla, dove la sta portando?

            Quasi timidamente avanza nella sala, gli odori e sensazioni che la investono sono quelli della sua infanzia, vivi come allora. Accenna un passo di danza, poi un altro, una giravolta e…finisce tra le braccia di un giovanotto, alza lo sguardo sino a perdersi nei suoi occhi nocciola.

-Bravissima principessa.- dice una voce familiare.

-A…Alexi?- esclama lei.

 

            Il piccolo aereo ha raggiunto l’obiettivo prefissato, il momento è venuto.

-Pronti ragazzi?- dice allegramente Reston.

-Prontissimo!- proclama Ivan.

-Ok!- dice Stroud.

Shang Chi tace, ma fa un cenno col capo.

            Ed ecco che i quattro si lanciano nel vuoto, una caduta breve, poi, l’apertura del paracadute li porta al suolo. Mentre si sbarazzano della bardatura, ignorano di essere seguiti da un paio d’occhi interessati, gli occhi di qualcuno che sa non farsi notare.

-Che c’è Shang Chi?- chiede Reston, notando l’improvviso irrigidirsi del suo compagno.

-Niente, una sensazione, ma è passata.-

            Passata, si. Eppure, per qualche decimo di secondo ho avuto la netta sensazione di essere osservato, ma ora non la provo più. Come può essere possibile? Quale avversario sa mascherarsi ai sensi di un maestro del Kung Fu? In verità ne ho conosciuti troppi per sottovalutare il pericolo, se pericolo c’è. Resterò con tutti i miei sensi all’erta fino alla nostra meta ed oltre.

 

            Il luogo è un ufficio anonimo del Ministero della Difesa Cinese ed anonimo è anche l’ufficiale che siede dietro la scrivania, il suo nome non ci direbbe niente comunque. Il suo ruolo è quello di supervisore di un importante progetto vitale per la sicurezza nazionale.

-Confido compagno...- dice -… che tu comprenda l’importanza della missione che ti abbiamo affidato.-

-Certamente compagno Generale.- risponde il suo interlocutore, indossa un costume completamente rosso, a parte guanti, stivali e cintura, che sono gialli ed il disegno di una stella affiancata sulla sua destra da quattro stelle piccole, il tutto di colore giallo. -Conosco il mio dovere verso la patria.-

-Molto bene, se sarà necessario interverrai a protezione dei nostri interessi, ma solo se il Gatto fallirà, comunque tieniti pronto.-

            Il Generale sospira. Ling sperava davvero di tenere nascosto il suo piano anche a loro? Se è così, è un vero illuso, pensa. I tre occidentali, il figlio di Fu Manchu ed il Gatto dovrebbero bastare a fargli capire l’insensatezza di complottare contro il legittimo governo della madrepatria, anche se…il risultato del suo lavoro potrebbe essere sempre utile, dopotutto.

 

            Natasha chiude gli occhi (si, lo sa che è stupido, lei non sta realmente vedendo quelle scene, ma in qualche modo la sua mente si comporta come se i sensi funzionassero ed il trucco sembra riuscire), vedere il suo defunto marito le fa male, l’unico uomo che abbia mai amato al punto da volerlo sposare, legarsi a lui nella maniera più forte pensabile. Ma, pensa, forse non è il ricordo di Alexi che teme. Quello di cui ha paura è di non essere nemmeno capace di amare, che se Alexi fosse rimasto con lei, se la bieca Ragione di Stato non li avesse separati. facendole credere che era morto, il loro matrimonio si sarebbe distrutto, così come sono finite tutte le sue relazioni. Lei e gli uomini… Non ha avuto molte relazioni importanti vero? Occhio di Falco, lui era importante, si … e Matt, certo, eppure li ha lasciati alla fine. Non loro, non sono stati loro, è stata lei ad andarsene. Perché, cos’ha di sbagliato?

            Ferma, stai cadendo nella loro trappola. Autocommiserazione. Quante volte ha visto una cosa simile? Cercano di piegare la gente scavando nel loro inconscio, ma non lei, lei non ci cascherà.

 

            Finalmente sono in vista della piccola fortezza e, finora, non ci sono stati inconvenienti. Reston guida il gruppo.

-Ci siamo. –dice –Ora viene il bello –Dobbiamo entrare.-

-Facile come un bicchier d’acqua eh?-

-Quante azioni di commando hai fatto Stroud?- chiede Ivan.

-Troppe. Mi ricordo una volta nelle giungle del Guatemala in cui…-

-Ci racconterai le tue imprese guerresche un’altra volta, ora dobbiamo pensare a come entrare.- ribatte Reston.

-Credevo che quel tuo padre di cui parli tanto ti avesse insegnato tutti i suoi trucchetti.- lo canzona Stroud.

-Ne conosco anche altri se è per questo..-

            Mentre loro parlano, io mi sono avvicinato al muro di cinta, senza farmi vedere dalle sentinelle, una dei primi trucchi che s’imparano al servizio di Fu Manchu, e, con un salto sono sugli spalti. Abbatto le sentinelle prima che si accorgano di me e poi faccio entrare i miei compagni.

-Ma come fa?-sussurra Stroud.

-Ormai ha smesso di sorprendermi. Una volta io, Black Jack Tarr ed un commando penetrammo nella fortezza di Fu Manchu, per liberare il nostro capo, Sir Denis Nayland Smith, prigioniero del cattivone, e, ci crederesti? Lui era già lì da mezz’ora ed aveva già fatto tutto il lavoro da solo.-

-Sssh!- intima Ivan –Poche chiacchiere e muoviamoci, adesso.-

 

 

4.

 

 

            Natasha riapre i suoi occhi virtuali e si trova in una scena diversa adesso: quella che vede è lei al poligono di tiro del K.G.B. con il suo istruttore, il mitico Alexei Bruskin, morto proprio tra le sue braccia

-Dieci tiri, dieci centri, eccellente Vedova Nera, eccellente, presto sarai pronta per la tua prima missione.-

            La ragazza che è stata si volta a guardarla e le strizza l’occhio. Natasha esita, poi una voce alle sue spalle dice:

-Era solo una ragazzina, ma determinata non è vero?-

            Si gira e le vede: tutte le versioni di se stessa che riesce ad immaginare. La giovane appena laureata all’Accademia del K.G.B., la sofisticata maliarda in abito lungo e scollature generose, l’agente speciale con costume blu, calze a rete e mascherina a punta, l’aspirante supereroina dal costume attillato, la superspia dai capelli corti ed il costume marrone e la Vendicatrice fallita. Tutti aspetti di lei, tutti aspetti della sua vita e della sua personalità.

            Natasha fa una smorfia di disgusto… il solito giochetto mentale, la festa dei cliché. Adesso basta! Grida o, almeno crede di farlo.

-Fuori dai piedi!- intima.

-Niente da fare bambina.- risponde “Madame Natasha” –Non senza vedertela con noi.-

            La Vedova sospira, niente fantasia, pensa.

-D’accordo!- dice.

            La prima è la più facile, non è all’altezza di com’è lei adesso, cade abbastanza rapidamente. Natasha sente il suo sguardo su di se, le osserva gli occhi, non sono ancora duri come i suoi, ma lo diventeranno dopo…. dopo che... Scaccia il pensiero molesto e si rivolge ad un’altra: “Madame Natasha” non è abile come lei nelle arti marziali, o meglio, si affida di più alle sue arti di seduttrice, sa usare il suo corpo con una disinvoltura che la “ragazza” non aveva, è indurita ormai, indurita a tal punto da credere di non provare più niente per nessuno, sconfiggerla è facile, ma non le dà piacere, è come osservarsi in uno specchio distorto. Sono tutte una parte di lei, tutte le donne che lei è stata, è e sarà. Combatterle non è la risposta, pensa Natasha, non può esserlo. Stringe il pugno, socchiude gli occhi. In questo terreno di gioco è la volontà a fare da padrona, devo imporre la mia volontà su tutto, devo. Le figure dinanzi a lei ondeggiano.

-Non funzionerà ragazza.- dice quella che chiama “Madame Natasha” –Non puoi eliminarci, siamo tutte te,lo sai, non puoi sconfiggerci senza autodistruggerti.-

-Lo so.- proclama Natasha –E non intendo farlo, se voi siete me, io lo accetto, dovete solo tornare al vostro posto ed è questo che voglio, nient’altro.-

            Le figure ondeggiano, si fanno indistinte ed alla fine sembrano precipitare su di lei, sino a scomparirle dentro. Un parto al contrario, pensa, divertita. Bene, si dice, ora sono in controllo. Non accetto questo gioco. È finita ed io torno indietro. Mi sentire? Torno indietro, Ora.

 

            Entrare è stato facile, ora arriva il peggio, pensa Stroud, quattro contro chissà quanti e Reston e Petrovitch sembrano divertirsi. Ah. Dovrei stare zitto, proprio io che ho dato al caccia a Jameson e Morbius da solo. Già, ma Jameson e Morbius erano soli ed avevano solo le zanne, non pistole o mitragliatori, beh adesso da che parte…

-Il grido interrompe i suoi pensieri:

-ORA!-

-La voce di Natasha!- esclama Ivan –Corriamo!-

            La prudenza è dimenticata, mentre i quattro irrompono nel salone, per trovarsi di fronte agli stupiti Ling e Brushov, mentre Natasha è ora immobile su un tavolo, legata con manette di metallo.

            La battaglia è cruenta e senza respiro i tre, compreso il vecchio Ivan, sono professionisti e sanno muoversi. Ivan punta il suo Kalashnikov su Ling.

-Tu, libera Natasha o finirai a far compagnia a tuo fratello, ora.-

            Ling non sembra prendersela più di tanto:

-Uccidimi, ma la cagna pagherà i suoi tradimenti!- esclama

-Idiota!- replica Ivan colpendolo al volto col calcio del fucile. Si guarda intorno e vede il pulsante che comanda le manette e l’intero macchinario. In breve, Natasha è libera. Le ci vuole un attimo per rendersi conto di dove si trova, lo sguardo è perplesso, ma solo per una frazione di secondo, poi riconosce il suo salvatore!-

-Ivan!- esclama –Che ci fai qui tu?-

-Sono venuto a salvarti zarina, non ti avrei mai lasciata da sola.-

-Ti ringrazio vecchio mio io… attento!-

            Ivan si gira, evitando di misura una raffica, poi spara a sua volta, Natasha, intanto, salta dal tavolo e piomba addosso a due guardie. Mentre i suoi amici si difendono al loro meglio, recupera i suoi braccialetti e la cintura. Gentili a lasciarli a portata di mano, pensa, si tuffa nella battaglia.

 

New York. Il viaggio del sig. Peterson è stato piacevole e, come sempre, il presunto milionario Texano trova piacevole e rilassante il suo alloggio. L’uomo, che in realtà è Harold Howard, l’entità della cui fortuna personale farebbe apparire Tony Stark un barbone, sorride e pensa al suo appuntamento. Dopo aver fatto una doccia rinfrescante, esce per recarsi all’appuntamento che ha fissato. La limousine che ha affittato, pacchiana, come si addice al personaggio che interpreta, passa accanto all’edificio di Park Avenue che ospita l’attico dove abitano la Vedova Nera e Ivan Petrovitch. Howard, alias John Peterson lo sa, ovviamente, come sa che, al momento, l’attico è vuoto, ma non ha importanza, passerà ancora del tempo prima che la sua strada e quella di Natasha Romanov tornino ad incrociarsi e per allora, entrambi avranno motivo di pentirsene.

 

La Contessa Valentina Allegro De La Fontaine, Vice Direttore Esecutivo dello S.H.I.E.LD. è irritata e quando è irritata, quest’erede di nobili famiglie italiane e francesi, non è un tipo con cui è facile avere a che fare, come sa un tizio che sorprese a dire che lei non indossava più abiti aderentissimi e scollati a causa della cellulite e che si ritrovò con la testa infilata nell’acquario:

-Come ha fatto a saperlo?- grida a Paul Hamilton seduto dinanzi a lei, che svolge le funzioni del Direttore durante le assenze di Nick Fury e di Dum Dum Dugan[9]

-Un giornalista non rivela mai le sue fonti.- commenta Paul Hamilton –Dunque non lo nega.-

            La contessa si morde il labbro, si è tradita e questo la irrita ancora di più.

-Non confermo niente.- replica –E lei non osi pubblicare una sola parola.-

-È il dovere di un giornalista, sa?- ribatte Hamilton, la osserva e pensa che quella ciocca bianca in mezzo ai capelli neri è davvero carina e lei è… beh, meglio lasciar perdere –Le propongo un patto.– Le dice –Io non pubblico niente, ma, quando la Vedova Nera sarà di nuovo libera, voglio l’esclusiva dell’intera storia e, per domani, voglio un’intervista esclusiva con lei.-

-Io?- esclama Valentina –Perché?-

-È una donna, una donna molto bella, mi permetta di dirglielo, è la numero Tre nella gerarchia della più importante agenzia di sicurezza del mondo, ai lettori basta. Farò io stesso l’ìintervista-

-Uhm si può fare.- borbotta lei –Quando?-

-Stasera a cena, se le va…- butta con noncuranza Paul. –…perché perdere tempo?-

            La giovane contessa sorride compiaciuta. Perché no? Pensa, è da tanto che non si concede una serata mondana e quell’Hamilton è anche un bell’uomo, in fondo.

-Va bene, ho giusto un abitino da sera che volevo inaugurare. Venga a prendermi alle otto a quest’indirizzo.-

            Bene, bene, pensa Paul, è un progresso no?

 

 

5.

 

 

            Il generale Arkady Brushov ha preso in mano le redini della situazione, non permetterà che il piano vada in rovina così, la Vedova deve pagare, deve. Sta per spararle quando davanti a lui si para la figura di Shang Chi.

 

            Lo vedo dinanzi a me, un uomo come tanti. Quali che siano i motivi che lo spingono, li ritiene abbastanza validi da prendere la vita di un atro essere umano. Ormai non dovrebbe stupirmi, ma mi rattrista. Si muove per sparare, ma la mia mano è più veloce e la sua pistola è a terra. mentre si massaggia il polso destro.

-Uccidetelo!- urla. Evito facilmente i colpi dei primi e li abbatto come birilli. Basta poco, però, ed uno di loro mi colpirebbe se… con un urlo, una furia umana si getta sulle guardie e le sbaraglia. Indossa solo un paio di calzoni e sul petto ha un drago tatuato.

Lo riconosco, è un vecchio amico ed avversario: Shen Kuei, detto il Gatto.

.-felice di rivederti inglese!- dice. Mi ha sempre chiamato così, il suo modo di irridermi perché lavoravo per i servizi segreti britannici.

-Tu ci hai seguito sin dal nostro arrivo.- non è una domanda, ma una constatazione. Lui non risponde, non a parole, ma, per me, non ci sono dubbi. Il Governo Cinese ha mandato lui per occuparsi di quest’installazione. Ci sistemiamo schiena contro schiena.

-Vedo che hai trovato un vecchio amico Shang Chi.- interviene Reston –Ora, però sbrighiamoci, abbiamo poco tempo.-

            Detto questo, estrae dalla cintura quella che sembrava solo una decorazione e la getta in mezzo alla sala.

-Muovetevi gente, abbiamo solo cinque minuti!-

            Il Gatto ed io ci facciamo strada verso il corridoio d’uscita, la Vedova Nera ci segue aiutata da Ivan, chiudono il gruppo Reston e Stroud.

-Forza, forza qui tra poco salterà tutto.-

-Più di quanto tu creda, occidentale.- interviene Shen Kuei –Entrando qui ho minato l’intero blocco.-

            Reston lo guarda torvo:

-E ce lo dici così? Grazie tante. Diamoci una mossa gente, a quanto pare, non sfuggiamo al solito cliché dell’esplosione finale.-

 

Nel salone Ling si è ripreso in tempo

-Maledetti!- grida -Hanno rovinato ogni cosa, ma posso ancora distruggerli tutti.- si avvicina ad un pulsante, ma non sapremo mai cosa dovrebbe succedere, se lo premesse, perché una specie di raggio lo blocca, mentre una voce inumana “dice”:

<<No Ling, sei servito al tuo scopo e non posso permetterti di rovinare i miei piani.>>

 

            L’esplosione fa crollare l’ala dell’installazione dove si trovano Ling e Brushov, ma i nostri eroi sono in salvo.

-È andata bene anche stavolta.- Commenta Clive –Mio padre se ne sarebbe uscito con una qualche frase tipo: “Il domani non muore mai”, io dico solo “Soddisfacente”.-

            Il resto è routine, quando un aereo arriva a recuperarli in un posto prestabilito. La Vedova Nera è affaticata ed Ivan l’aiuta a salire.

-Sbrigatevi, intima Reston.

            Mi rivolgo al Gatto:

-Pratichi ancora giochi d’inganni e di morte Shen Kuei, ma ci hai aiutato. Spero che ci rivedremo in circostanze migliori.-

-Quelli come noi s’incontrano solo sui campi di battaglia Shang Chi, ma anch’io spero. ..- risponde Shen Kuei -…addio Inglese, per ora.-

            L’aereo decolla ed il Gatto sa che la sua missione è finita. Mentre contatta i suoi superiori, ignora che in realtà, essa è appena cominciata.

 

            Il salone è devastato, quando le truppe cinesi arriveranno, troveranno solo morti. Ispezioneranno l’intera installazione e non troveranno altro, ma, lontano da lì, in un luogo inaccessibile, una cosa che un tempo era stata un uomo è soddisfatta.

<<Le mie pedine sono in posizione, ogni parte è andata come avevo previsto. Che credano pure di aver vinto, si cullino nella loro falsa sicurezza. Non sanno di essere già nelle mie mani.>>

            Una giovane donna cinese riposa su un lettino. Se Natasha fosse qui, la riconoscerebbe come l’assistente del Colonnello Ling, ma non c’è.

<<Riposa cara Min Li, Hai fatto bene il tuo lavoro. I nostri avversari credono di aver vinto, ma sbagliano. La Vedova Nera crede di avere superato il condizionamento dello Psicotron, ma, ignoto a tutti, compresa lei stessa, io ho inserito un cuneo nella sua persona. La tua personalità cara, devota, Min Li, si è unita alla cara Romanova mentre combatteva i suoi fantasmi interiori e già ora, come un cancro, sta divorando il suo stesso io, sovrapponendosi alla sua personalità, finche nel corpo della Vedova Nera ci sarà una personalità obbediente e devota soltanto a me. Una donna che la settimana prossima sarà presente alla conferenza O.N.U. sulla crisi Mediorientale e porterà con se quello che sembra uno dei tanti ornamenti della sua cintura, ma che altro non è che una versione miniaturizzata dello Psicotron e quando l’attiverà… i leaders mondiali cadranno in preda alla follia, il caos regnerà sovrano ed il DOTTOR SUN avrà la sua vendetta!>>

 

            Seduta nei pressi del finestrino, Natasha sente un brivido improvviso.

-Va tutto bene Zarina? – le chiede preoccupato Ivan.

            Lei sorride tranquilla e sfiora con le dita la cintura.

-Si Ivan, va tutto benissimo.- risponde.

 

 

FINE PRIMA PARTE

 

 

 


N° 11

 

PSICODRAMMA

 

(PARTE SECONDA)

 

 

 LA CANDIDATA DELLA MANCIURIA

 

 

1.

 

 

            L’uomo che risponde al nome di Paul Denning si alza dal letto alle 7:30 e, seguendo un rituale preciso, inderogabile sin da quando ha iniziato il suo attuale stile di vita, si reca nella palestra allestita nel locale accanto alla camera da letto e si dedica a mezz’ora d’intensi esercizi fisici. Terminata la sessione di allenamento, rientra in camera da letto. La ragazza con cui ha passato la notte, è ancora addormentata, i lunghi capelli biondi spuntano dal lenzuolo, ricadendole sulla schiena nuda. Con gentilezza la scuote, chiamandola, sperando di ricordarsi con precisione il nome:

-Josephine….Joy!-

            Lei mugola, agitandosi e lui non sa trattenersi dall’accarezzarle capelli e schiena.

-Sono le otto e un quarto.- le dice –Credo sia ora di alzarsi. Tra mezz’ora arriva la cameriera ed io mi faccio una doccia.-

-Cielo!- esclama lei -È tardi ed io devo essere in ufficio tara meno di un’ora.-

-Di sabato?-

-Non sai quant’è difficile essere una donna manager, Paul, specie con la situazione confusa della mia azienda di questi tempi.- ribatte lei, poi fa un sorriso malizioso –Posso unirmi a te per la doccia?- chiede.

-Sei la benvenuta mia cara.- ribatte lui.

           

            Quaranta minuti più tardi, rivestita di tutto punto con un elegante tailleur marrone ed una camicetta verde, Joy saluta Paul, che, galantemente, l’aiuta ad infilarsi il soprabito..

-È stato bello conoscerti Paul.- dice lei, stampandogli un bacio sulle labbra. –Ci sentiamo di nuovo una di queste sere.-

-Certo baby, contaci.-

            La vede andar via e si chiede quante di queste relazioni occasionali ha sperimentato e quante ne ha sperimentate lei. Si rivedranno, molto probabilmente, ma entrambi sanno che molto difficilmente i loro incontri supereranno lo stadio del buon sesso tra adulti consenzienti. Ci sta ancora pensando, venti minuti più tardi, ad onta di quanto pensa chi crede che lui sia del tutto indifferente alla gente che lo circonda, in questo caso, sa che la ragazza ha alcuni problemi di relazione con gli altri,specie se sono uomini, ma non è lui l’uomo adatto ad occuparsene. Ha appena finito la colazione, che squilla il telefono. Rimane un attimo perplesso. Il suo numero è segreto, solo pochissime persone lo conoscono, la maggior parte dei suoi conoscenti usa i suoi cellulari. Solleva la cornetta e risponde. All’altro capo del filo una voce sconosciuta:

<<Buongiorno Mr. Denning, ho bisogno dei suoi servigi.>>

-Chi è lei e come conosce questo numero?- chiede lui con diffidenza.

>>Chi sono è poco importante e per quanto riguarda il suo numero…sono uno che riesce sempre ad avere le informazioni che desidera… vorrei affidarle un incarico adatto ad un uomo dai suoi molteplici talenti, senza discussioni sulla parcella.>>

            Paul Denning sorride adesso, non è sicuro di potersi fidare dell’uomo, nel suo ramo di lavoro, non lo si è quasi mai, ma un buon incarico non gli dispiacerebbe, specie se il cliente non fa questioni di soldi.

-Dove devo venire?- chiede.

            Si segna l’indirizzo e l’ora, poi l’uomo pronuncia l’ultima battuta:

<<…mi aspetto che sia puntuale e..venga, com’e che si dice? Ah si… venga “vestito per uccidere… Paladin!>>

 

 

2.

 

 

            La scena che accade in un elegante attico di Park Avenue è quasi analoga, a parte il fatto che in questo caso a svegliarsi è una donna: la Vedova Nera. Il rituale è sorprendentemente simile: una sessione in palestra, e poi una doccia corroborante. Natasha si esamina al grande specchio a grandezza naturale, accanto alla bilancia. Niente male davvero, pensa, per una donna della sua età. Un fisico degno di una ventenne, praticamente niente smagliature e rotoli di grasso, cose importanti per una donna che va, quasi sempre, in giro con indosso soltanto un costume aderentissimo. Alla sua età? Raramente Natasha si concede pensieri del genere, il suo orologio biologico sta cercando di dirle qualcosa?  All’improvviso, ecco un attacco di mal di testa. Un pulsare feroce delle tempie che, dopo pochi istanti, cessa del tutto, come se non ci fosse mai stato.

-Natasha, tutto bene?-

            Simon Stroud salta fuori dal letto e le corre al fianco.

-Si Simon, non è stato niente.- ribatte lei.

            Non è la prima volta, pensa, è già successo altre volte da quando è tornata dalla Cina ed ogni volta sembra durare più a lungo. Un effetto ritardato dello Psicotron forse? Difficile dirlo, forse è l’ora di un check up dopotutto.

 

            Nella sede della W.G.B.S. TV, l’uomo che si fa chiamare John Peterson petroliere texano, ma che, in realtà è Harold Howard, il famoso “miliardario fantasma” di Las Vegas, in una delle tante false identità, che usa per potersi muovere per il mondo senza che il suo volto venga conosciuto, è venuto ad ispezionare uno dei suoi tanti investimenti. Da quando è stata fondata, con il contributo non indifferente del suo denaro, lui era ancora un giovane pieno d’ideali, come i suoi due soci di allora. Entrambi sono morti ora: Henry Task per un cancro al polmone, circa 15 anni fa (uno dei motivi per cui lui non fuma da allora) e Roger Leibowitz si è fatto sparare, cinque anni prima, da un tossico in crisi d’astinenza che il giorno dopo si è impiccato nella sua cella, molto provvidenzialmente. Roger era uno dei pochi amici che aveva ed uno dei pochi a conoscere il suo volto, l’aiutò a costruire il personaggio di John Peterson e poteva, anche, permettersi di ridere sulle ragioni che l’ispirarono sulla scelta del nome, ne sente la mancanza ancor oggi.  Il motivo che l’ha portato qui gli è appena stato presentato dal Presidente del Consiglio d’Amministrazione, si chiama Paul Burton ed è il direttore del Settore News. Capelli e baffi bianchi, aria distinta, sembra affabile, ma non bisogna farsi ingannare, nell’ambiente televisivo o si è squali o si è pasto per gli squali ed è chiaro a quale categoria Burton ha scelto di appartenere. Mentre i due parlano, il colloquio è, spesso, interrotto da telefonate o da impiegati o giornalisti, che parlano delle notizie del giorno. Si vede che Burton ama il lavoro che fa e questo ne fa proprio l’uomo adatto.

-Si diverte ad essere il direttore del Telegiornale, vedo.- commenta Peterson/Howard

-Molto!- risponde Burton –Mi dica, però perché il nostro terzo principale azionista ha voluto vedermi?-

            Sono anche il primo, pensa l’altro, ma non è necessario che altri, a parte io stesso, lo sappiano.

-Il mese prossimo ci sarà l’assemblea degli azionisti e sarà nominato il nuovo Consiglio d’Amministrazione...-

            Burton fa una smorfia, come a dire: “Lo so già questo”

-…io rappresento un gruppo di azionisti che la sta tenendo d’occhio Mr. Burton ed apprezza lo stile aggressivo dei suoi notiziari. Le posso garantire una poltrona nel nuovo consiglio ed in più la posizione di Produttore Esecutivo di tutte le trasmissioni giornalistiche, da aggiungere al suo attuale incarico.-

            Gli occhi di Burton si accendono d’interesse:

-Chi devo uccidere in cambio?- chiede

-Nessuno… per ora…- ribatte “Peterson” -…a tempo debito le verranno richieste informazioni o le verranno passate notizie a cui dare rilevanza, nulla di più…-

-Capisco!-

            Capisce molto bene e, mentre si dichiara d’accordo, non può fare a meno di pensare alla reazione della sua cara ex moglie, l’impavida Trish Tilby, se fosse al corrente dell’accordo, ma non c’è motivo che lo venga a sapere, giusto?

            Quando esce dal palazzo, l’apparente petroliere texano è soddisfatto di se, ora può prepararsi al suo secondo appuntamento della giornata.

 

            Un misterioso laboratorio in Cina, dove il cervello vivente noto come Dottor Sun sta monitorando dei grafici:

<<Il mio piano sta funzionando alla perfezione. Senza che nessuno lo immaginasse, anche solo lontanamente, ho “infettato” la Vedova Nera con la personalità della mia fedele Min Li…>> se Sun avesse occhi, si poserebbero sulla figura di una giovane donna cinese distesa, apparentemente in coma, su un lettino, l’elettroencefalogramma mostra un’intensa attività cerebrale <<So che puoi sentirmi Min Li, per la mente non esistono ostacoli o distanze e quella parte di te, che è come un cancro mentale dentro la Vedova Nera, ha già cominciato a divorarne la personalità ed ora, senza che lei se ne renda conto, sta diventando te ed allora… scatenerà il caos ed ucciderà per me i cosiddetti Grandi della Terra e quello che succederà dopo, sarà solo l’inizio della mia vendetta.>>

            L’eco della sua risata risuona nella mente di Natasha e poi si spegne senza lasciare traccia, mentre lei sorride.

 

 

3.

 

 

            Il mercenario internazionale noto come Paladin si annuncia ed una graziosa segretaria l’introduce nell’ufficio. Non trova particolarmente strano che nessuno si stupisca del suo aspetto, innanzitutto, ha una certa fama e poi, questa è New York ed i buffoni in costume si contano a dozzine.  L’ufficio è abbastanza normale: una scrivania in noce alcune poltroncine di pelle, poi….

<<Si sieda Mr. Paladin>>

-Cosa? Ma dove…- Paladin si mette automaticamente in posizione di difesa.

<<Non si allarmi, è solo una precauzione…non amo che si veda il mio volto, spero capisca. Mi chiamo Harold Howard ed ho un incarico per lei.>>

-Howard? Quell’Harold Howard? Dicono che non lascia mai Las Vegas.-

<<E chi le dice che io non sia a Las Vegas ora e che non la osservi per mezzo di un sofisticato sistema di trasmissione?>>

            Paladin individua le telecamere a circuito chiuso ed annuisce, Ok, quell’uomo potrebbe essere dietro la porta o davvero a Las Vegas, facciamolo chiacchierare.

-Che incarico?- chiede.

<<Non mi chieda come, ma ho saputo che esiste una probabilità molto elevata che un evento di portata terrificante avvenga alla prossima riunione sul Medio Oriente, qui a New York, diciamo dell’ordine del 97,39% se vuole dei numeri, e ci sarà coinvolta la Vedova Nera, sa chi è immagino.>>

-Dovrei aver vissuto in un monastero tibetano per gli ultimi 20 anni per non saperlo.- replica Paladin.

<<Non so dirle con precisione il ruolo della Vedova nera…>> continua la voce <<…ma appare molto probabile che lei sia al centro di tutto. Lei dovrà sventare l’attentato o quel che è, proteggere la Vedova Nera e neutralizzarla se necessario. >>

-Neutralizzarla implica l’uso di forza letale?-

<<Può fare quel che vuole con chiunque sia coinvolto, supereroi o supercriminali, innocenti passanti, non m’importa, ma l’avverto, faccia un solo danno permanente alla Vedova Nera e dovrà trasferirsi ad Alpha Centauri per sfuggire alle conseguenze.>>

-Capito! Ed ora parliamo del compenso, se non le spiace.-

<<300.000 dollari sono stati già accreditati sul suo usuale conto cifrato alle Bahamas ed altrettanti ne saranno versati dopo la fine del suo incarico.>>

-Un bell’argomento. Lei sa molte cose: il mio numero di telefono, i miei alias, la mia banca, il mio conto segreto…c’è qualche informazione che non conosce?-

<<Su di lei? Quasi nessuna credo. Conosco il suo vero nome e molte delle identità che usa. Il conto è stato ancora più facile da scoprire, la banca è mia.>>

-Ah! Bene, quando comincio?-

<<Ha già cominciato. Non perda tempo, non credo ne resti molto.>>

 

            Simon Stroud non si era guadagnata la sua fama alla C.I.A. solo per essere refrattario alla disciplina, anche i suoi più accaniti detrattori dovevano ammettere che, anche se se ne infischiava delle regole, era un agente molto in gamba. In questo cado il suo istinto gli dice che qualcosa non va per il verso giusto con la Vedova Nera. Non sa dire con sicurezza cosa, ma Natasha ha qualcosa di strano sin da quando sono tornati dalla Cina e non la mollerà finche non sarà sicuro che è tutto a posto, incarico che, come ha scoperto negli ultimi giorni (e sapeva già da tempo, a dire il vero) ha diversi lati piacevoli.

-Sono seduti nel soggiorno di casa Romanov, con Natasha che esamina il biglietto che le è arrivato.

-È un invito formale del Presidente Russo Putin a presenziare al pranzo in suo onore e ad essere la sua guardia del corpo al meeting di domani.- spiega Natasha.

-Sei un pezzo grosso, sembra.- commenta Simon.

-Il presidente sa che Natasha gli ha fatto dei favori importanti di recente.-[10]

-Infatti, questo è il suo modo per ringraziarmi.-

            Ed un ottimo motivo per essere al suo fianco, pensa, giocando con gli ornamenti della cintura.

 

            Sto per lasciare Hong Kong e non so bene dove andrò dopo, forse gli Stati Uniti, forse l’Inghilterra. Ci sono giorni in cui mi chiedo se in questo mondo c’è un posto per me: Shang Chi, il figlio di Fu Manchu. Avevo sperato di lasciarmi alle spalle quelli che io chiamo: giochi d’inganno e di morte, ma non sembra che ci sia speranza. Forse, certe cose sono semplicemente scritte nel mio destino. I sensi di un Maestro delle arti marziali sono sempre all’erta ed ora percepisco una presenza estranea. Amico o nemico? Un solo modo per scoprirlo. Mi giro di scatto per scoprire…nessuno…eppure non posso essermi sbagliato. Nello stesso momento, un calcio mi arriva alla base del collo e solo i miei istinti mi permettono di accompagnare il colpo e di ridurne gli effetti, mentre cado e mi rivolto su me stesso, mettendomi in piedi per trovarmi di fronte un ninja, ma non è un ninja qualunque, lo riconosco: è il Ladro Ombra. Anni fa l’affrontai per il possesso di un drago d’oro, una statua voluta da molti: il governo britannico, quello cinese e ladri comuni per motivi che non mi furono mai chiari.[11] Proclamava di essere un immortale, dotato di poteri mistici e non ho mai scoperto se fosse, o meno, una vanteria.

-Cosa vuoi?- gli chiedo.

            Non risponde, mi fissa senza dir nulla, poi, salta verso di me. Evito facilmente il suo colpo, ma, poi, mi accorgo che era tutta una finta, all’improvviso cambia direzione ed il taglio della sua mano mi prende alla schiena. Subito dopo, un laccio di seta si stringe intorno al mio collo. Dovrei essere capace di liberarmi, ma la sua stretta è sempre più forte, non riesco a spezzarla, sento che non riesco a respirare, devo liberarmi, devo… La stretta si allenta all’improvviso e capisco subito perché. Dalla finestra è comparso, all’improvviso, il mio vecchio amico/nemico Shen Kuei, il Gatto ed ora sta lottando col Ladro Ombra. Ancora una volta, il silenzioso ninja tiene testa facilmente al suo avversario, poi, come se avesse rilevato la futilità della lotta, salta, con un’agile capriola, sopra la testa di Shen Kuei e si tuffa oltre la finestra. Ci precipitiamo dietro di lui, ma non vediamo niente, è semplicemente scomparso. MI rivolgo a Shen Kuei

-Cosa ci fai qui? Sei arrivato appena in tempo, sapevi cosa stava per succedere?-

-Ne avevo il sospetto, si.- risponde –Ho sempre molti amici a Hong Kong e mi avevano avvertito che tu eri in pericolo, non potevo permetterlo.-

-Tu lavoravi per il Servizio Segreto Cinese ed anche il Ladro Ombra diceva di farlo un tempo.- replico –Ti sei messo contro i tuoi padroni o è stato il Ladro Ombra?-

-Io non ho padroni Inglese…- ribatte lui, chiamandomi Inglese, con fare lievemente dispregiativo che scelgo volutamente di ignorare -…ed il Ladro Ombra non riconosce padroni a di fuori di se stesso ed ora non ha incarichi dal Governo della Cina.-

-E allora…cosa…?-

-Questo dovremo scoprirlo io e te, se vuoi.-

            La mia risposta è scontata.

 

            Sede del MI6, il Servizio Segreto Estero del Regno Unito di Gran Bretagna e Irlanda del Nord. L’Agente Clive Reston percorre il corridoio che lo separa dall’Ufficio del Direttore e passando fa l’occhiolino all’efficiente segretaria esecutiva Melissa Greville, che lo ricambia con un sorriso. Nell’ufficio che fu di Sir Denis Nayland Smith, Clive si siede di fronte al nuovo titolare che risponde al nome in codice di C.

-Vedo che la puntualità non è il suo forte, come al solito, Reston.- lo apostrofa C.

-Sono andato a letto tardi ieri notte…o forse dovrei dire stamattina….- risponde Clive con un lieve sogghigno.

-Molto divertente. Ho una nuova missione per lei. Cosa sa della crisi tra Halwan e Murtakesh?-

-Quello che ho letto sui giornali e sentito alla TV, ci sono scontri di frontiera e si parla di guerra imminente. Il Murtakesh minaccia di invadere Halwan, ma, francamente, non ricordo perché.-

-Dovrebbe tenersi più informato. Come forse saprà abbiamo forti interessi economici in Halwan, interessi che sarebbero minacciati, se l’attuale sovrana, la principessa Azir, fosse detronizzata. Per complicare il tutto, le nostre fonti ci riferiscono del coinvolgimento di quest’uomo…- gli passa una fotografia –Lo chiamano Padron Khan, già una volta ha tentato di impadronirsi del potere in Halwan. Le voci su di lui dicono che ha poteri straordinari, che sia un mago…-

-Mmm per questo ha chiamato me, per le mie esperienze con Fu Manchu.-

-Non esattamente, le nostre fonti ci dicono che con lui lavora una nostra vecchia conoscenza, che ora si trova nella capitale del Murtakesh. Le ricorda niente il nome di Carlton Velcro?-

-Certo. Ai vecchi tempi io e Shang Chi l’abbiamo affrontato un paio di volte. Credevo fosse morto.-

-Ha sette vite come i gatti ed il suo compito è neutralizzarlo.-

            Clive solleva un sopracciglio e sorride.

-Quando parto?- chiede.

-Appena uscito di qui. Questo è il suo biglietto aereo. Non appena uscito di qui vada….-

-Lo so…lo so ..al reparto tecnico per i soliti gadgets.-

-Lei è più impertinente di suo padre, sa?-

-Grazie Sir, lo considero un complimento.-

-Aspetti! Non andrà solo, con lei verrà un altro agente sotto copertura.-

-Oh! E chi?-

-Io Clive!- dice una voce di donna, Clive si gira sperando di essersi sbagliato, ma…

-Leiko!-

            Leiko Wu, suo ex grande amore ed ora donna di Shang Chi, quale perverso senso dell’umorismo aveva spinto C a metterli insieme per quella missione?

 

 

4.

 

 

            Natalia Alianovna Romanova cammina dietro il Presidente della Repubblica Federativa Russa, indifferente a quanto la circonda. Stamattina, un processo iniziato meno di una settimana fa è giunto a compimento. Il suo corpo, perfino i suoi ricordi, sono quelli della donna chiamata Vedova Nera, ma la personalità che abita quel corpo è, ormai, quella di una giovane donna cinese, che giace addormentata a migliaia di miglia di distanza e Sun Min Li conosce la sua missione, sa cosa deve fare, attende solo che arrivi l’ultimo ospite al Palazzo di Vetro: il Presidente degli Stati Uniti. Basterà attivare il microscopico marchingegno che ha alla cintura e la sala si trasformerà in un luogo di incubi inimmaginabili. Ecco il Premier Cinese, manca poco ormai.

 

            Dalla Tribuna Ospiti, Paul Denning, alias Paladin, ha tenuto d’occhio la Vedova Nera tutto il tempo, ora è il momento di defilarsi e mettersi in abiti da lavoro.

 

            Il tempo passa. Arrivano i delegati francesi e poi quelli britannici, poi, alfine, ecco la delegazione americana, Natasha tocca la cintura.

 

Perché? La domanda passa in un lampo nel cervello di Simon Stroud. Gliel’ha già visto fare altre volte nel corso della giornata, perché? Non sa spiegarselo, ma quel gesto l’innervosisce. Comincia a riflettere. Natasha è stata sottoposta a tanti stress, a cominciare da quando è stata rapita da quei due buffoni. Già, il rapimento. Si chiede ancora che senso avesse quel rapimento. Se era vendetta che Ling e Brushov cercavano, perché non ucciderla subito, senza tante storie? Tutti i rischi per portarla in Cina, solo per farle fare da cavia a quel…come si chiamava? Psicotron? Non ha senso…a meno che ….Non avessero altri piani per lei….Per fortuna avevano fallito…o no? E se invece…se invece tutto fosse andato come doveva andare? Se…

Oh Santo Cielo, deve intervenire subito.

 

            Paladin è pronto all’azione. Non sa come il suo datore di lavoro ha avuto le cianografie, che ora gli permetteranno di arrivare indisturbato alla sala riunioni, attraverso passaggi studiati per permettere la rapida fuga dei consiglieri in caso di pericolo. Non lo sa e non gli importa, conta solo la missione adesso. Non sa ancora se dovrà proteggere la Vedova Nera o combatterla, ma è, comunque, pronto.

 

            Quel che accade dopo è così rapido che pochi sapranno riferirlo esattamente. Comincia con Simon Stroud che salta giù dalla Tribuna Ospiti, per essere bloccato dal servizio di sicurezza, poi c’è Natasha che stacca uno dei ciondoli della sua cintura.

-Fermatela!- urla Simon –Fermatela!-

            Paladin alza la sua pistola. Gli è stato detto di non procurare danni letali alla Vedova, ma nulla su piccole ferite, in realtà e, comunque, il suo istinto gli dice di rischiare. Non fa in tempo a mirare, che qualcosa gli colpisce il polso, facendogli cadere l’arma.

-Ti consiglio di fermarti uomo!-

            La voce ha parlato in inglese, anche se l’accento è indiscutibilmente orientale, Paladin si volta e vede un uomo, chiaramente cinese, indossa un costume completamente rosso, a parte guanti, stivali e cintura, che sono gialli, ed il disegno, anch’esso giallo, di una stella affiancata sulla sua destra da quattro stelle piccole.

Ci mancava anche questa.

-E tu chi sei, Capitan Cina?- esclama l’americano.

-Puoi chiamarmi Spirito del Popolo!- risponde l’altro –Ci avevano detto di un possibile attentato che coinvolgeva superumani, ma non immaginavo di incontrare un comune mercenario.-

-Attento con le parole amico, non sono affatto comune.-

 Così dicendo, rotola verso la sua arma. Questa era una complicazione non prevista, questi simboli patriottici hanno fama di essere invincibili o quasi. Afferra la pistola ed, in una frazione di secondo, prende la sua decisione: spara verso la mano della Vedova Nera e coglie in pieno il ciondolo.

            In quel momento, Stroud si libera e corre verso Natasha, che cerca di raggiungere il ciondolo e, con un calcio, lo sbatte lontano.

-Cane occidentale!- esclama la Vedova –Non mi fermerai!-

Cane occidentale? Non è un frasario tipico di Natasha. C’è davvero qualcosa che non va. Mentre Stroud evita a malapena un calcio di Natasha, Paladin si fionda nel salone, seguito dal superumano cinese.

-Ascolta Spirito di St. Louis, credimi. Se c’è un pericolo è quella donna a crearlo, o credi che la Vedova Nera si comporti sempre così?-

            L’Uomo che veste la bandiera Cinese rimane perplesso per un attimo, poi, con una serie di impressionanti capriole ed altre mosse atletiche, raggiunge la Vedova e le si ferma davanti.

-In nome della Repubblica Popolare, fermati Vedova Nera!- le intima.

-Non riconosco né te, né il tuo governo di traditori della patria, cane!- ribatte lei in cinese mandarino e gli sferra un calcio.

            Spirito del Popolo rotea lontano. Decisamente non è la Vedova Nera di cui ha letto. È diversa, da come parla, sembrerebbe una cinese, eppure…cosa può esserle successo?

            Anche Paladin se lo chiede, mentre corre al fianco del cinese. Nella sala c’è un parapiglia indescrivibile e lui si fa strada tra coloro che corrono via. Deve raggiungere il ciondolo, è lì la chiave di tutto, lo sente, Vede la Vedova tentare di raggiungerlo e scatta.

 

            A migliaia di miglia di distanza, il Dottor Sun osserva il grafico dell’elettroencefalogramma di Min Li. I suoi poteri mentali gli permettono di mettersi in sintonia con il cervello della ragazza e vedere ciò che gli occhi di Natasha Romanov vedono in questo momento. Qualcosa è andato storto, ma lei ce la può fare, deve. Ha investito molto in questo piano e se fallisce, beh non avrà una seconda occasione. L’elettrocardiogramma di Min Li aumenta d’intensità. Si sta sforzando troppo, potrebbe accaderle qualcosa. Un tempo Sun era un medico, togliere delle vite era estraneo al suo modo di pensare, forse. diventando un cervello vivente ha perso troppi tratti della sua umanità, eppure quel velo di preoccupazione quasi lo smentisce.

 

            Paladin scatta, bloccando il polso di Natasha, ma la donna si libera di lui con una torsione del polso, facendolo volare contro un muro. L’armatura lo protegge, ma lui rimane senza fiato, un attimo, forse quello che serve alla Vedova per afferrare il ciondolo e per due forti braccia per afferrarla alla vita.

 

            Sun controlla i segni vitali di Min Li, lo sforzo sembra diventare troppo, l’elettrocardiogramma comincia a registrare valori fuori norma e l’elettroencefalogramma è fuori scala.

 

            Spirito del Popolo ha capito che il pericolo viene dalla Vedova e non esita a bloccarla, ma la sua prigioniera non ha scrupoli ad usare il suo morso di Vedova sparandolo agli occhi del nemico.

            Con un grido di dolore, Spirito del Popolo lascia la presa e Natasha, chiamiamola così, ne approfitta.

-È la vostra fine!- esclama –Una volta premuto questo bottone sarà la fine di tutto!-

            Dice sul serio? Paladin sa che è se così, non ha scelta, e se a Howard non piacerà, beh tanto peggio. Raccoglie la sua arma e spara contro il medaglione.

            Con un grido, la Vedova lascia cadere il ciondolo in frantumi, mentre, dalla sua mano cola sangue.

-Maledetti!- grida.

 

            Sun sente l’urlo e prende la sua decisione. I macchinari ronzano e, lentamente, Min Li torna alla coscienza. Quale che sia il suo piano, pensa il cervello vivente, non metterà in pericolo la vita di sua figlia. La sconfitta di oggi sarà una vittoria di domani, non importa quanto tempo dovrà aspettare.

 

            Il tempo è passato e all’Howard Stark Memorial Hospital tre uomini aspettano: Paladin, Simon Stroud e Ivan Petrovitch, poi ecco uscire la dottoressa Jane Foster.

-Come sta?- chiede Ivan.

-La ferita alla mano è poca cosa, quanto alla confusione mentale, sta svanendo. Vuol vedervi, ha detto.-

-Tutti?- chiede sorpreso Paladin.

-Si specialmente lei Mr. Paladin.-

            Entrano e Natasha è seduta sul letto che contempla la mano fasciata.

-Come stai Zarina?- chiede Ivan.

-Meglio adesso.- risponde Natasha –Prima era come essere spettatrice delle azioni di un’altra, come vedere un film attraverso gli occhi del protagonista. Ricordo quasi tutto, ma non ero io a farlo.-

.Una personalità imposta sulla tua.- interviene Stroud –Ho sentito parlare di cose simili.-

-Ad un certo punto, però si è spenta, come se qualcuno avesse pensato che non valesse la pena continuare.- conclude Natasha.

-Chissà se sapremo mai chi era?-

-Devo ringraziarti Paladin.- continua Natasha.

-Io? E perché?-

-Non so cosa ti abbia portato all’O.N.U. in tempo, ma è certo che hai capito subito cosa fare, senza il tuo intervento non so se saremmo qui adesso.-

-Non so, forse, o forse quel cinese in rosso o Stroud ce l’avrebbero fatta lo stesso.-

-Non ne sono tanto convinta, ma spero che mi darai l’occasione di riparlarne.-

            Paladin la guarda negli occhi verdi poi…

-Non so mai dire di no ad una bella donna.- risponde.

 

 

5.

 

            Un’installazione segretissima in Cina, una settimana dopo.

-I nostri informatori parlano di un’operazione del Dottor Sun, dovrai trovarlo e neutralizzarlo Spirito del Popolo.

-Lo farò Generale, contate su di me.!-

-Ah Spirito del Popolo..-

-Si generale?-

-Ti sei comportato bene al Palazzo di Vetro, complimenti.-

            L’uomo che aspira ad essere il simbolo supereroico della Cina sorride soddisfatto.

 

            Il quartier generale di Sun è sgombro ora, le operazioni sono state trasferite altrove. Il piano riprenderà presto.

 

            Las Vegas. Nel suo ufficio Harold Howard sorride soddisfatto e pensa alla sua prossima mossa.

 

 

FINE

 

 

NOTE DELL’AUTORE

 

 

            Questa storia in due parti, che avete appena letto è la prima di un trittico di storie ambientate in Oriente, nel corso delle quali, sono stati ripresentati personaggi che non si vedevano da tempo.

Chi fossero i compianti (?)  Ling e Brushov ormai lo sapete, ma, forse, sarete più interessati al Dottor Sun. Per chi non lo conoscesse ecco la sua storia. Eminente scienziato cinese, il Dottor Sun aveva elaborato un sistema per collegare un cervello umano direttamente con i computers. I dirigenti della Repubblica Popolare Cinese decisero di usarlo come cavia, ma sbagliarono i loro conti e Sun divenne quasi onnipotente, scoprendosi dotato di poteri mentali che gli permisero di prendere il sopravvento sui suoi carcerieri. Poiché il supporto vitale del suo cervello doveva essere alimentato con sangue umano, si trovò a dover combattere con Dracula, il Signore dei vampiri senza molto successo. Alla fine si fece costruire un corpo meccanico e riacquistò mobilità, sfidò Nova ed i Fantastici Quattro e perse. Da allora non abbiamo più sentito parlare di lui…finora. Rivedremo ancora il Dottor Sun e sua figlia? Certo che si e prima di quanto pensiate.

Nel l prossimo episodio la strana coppia Clive Reston e Leiko Wu si troverà immersa negli intrighi mediorientali sulla loro strada troveranno il più affascinate e controverso degli agenti segreti russi. Si, avete capito bene, è proprio lei, la volevate ed è  tornata per la vostra gioia: Yelena Belova.

 

 

Carlo

           

 

 


N° 12

 

OMBRE SUL GOLFO PERSICO

 

(PARTE PRIMA)

 

 

CRISI DIPLOMATICA

 

 

1.

 

 

            Il Boeing 747 con le insegne degli Stati uniti atterra impeccabilmente sulla pista dell’aeroporto della capitale del Murtakesh. Il portello si apre e, subito dopo, ne esce un gruppetto di uomini e donne. Ad attenderli, alcuni dignitari del Murtakesh, che si presentano alla delegazione.

-Il Popolo del Murtakesh da il benvenuto agli inviati del Presidente degli Stati Uniti.-

            Il Capo Delegazione, un uomo dell’apparente età di 45 anni, alto poco più di un metro e 85 cm, occhi grigi e capelli castani, si presenta:

-Sono J. William Mace del Dipartimento di Stato e sono onorato di essere nel vostro paese e di contribuire alla causa della pace.-

            L’altro storce un po’ la bocca e replica:

-Sono lo Sceicco Hassan Ibn Murta, figlio terzogenito dell’Emiro del Murtakesh ed anch’io desidero la pace come tutti, ma quando la tigre è assalita, nessuno può negarle il diritto di reagire!-

            Mace non replica, sa bene che non è né il momento, né il luogo per discutere, anche se, ovviamente è lì proprio per quello. Scambiati i convenevoli di rito, sale nella limousine proveniente dall’Ambasciata Americana e, subito dopo, si allenta la cravatta.

-Maledetto protocollo!- esclama –Vestirsi così formali in un luogo così caldo è una vera tortura, d’altra parte c’è poca scelta.- si rivolge all’uomo seduto di fronte  a lui:

-Che sappiamo di quello Sceicco Hassan?-

-È a capo del partito che vuole la guerra con Halwan, ha molta influenza sul padre, l’Emiro Ahmad VII. È appena il caso di sottolineare che democrazia è una parola che da queste parti non compare nei vocabolari.- risponde l’altro.

-Lo so, non è la prima volta che vengo da queste parti….- esita un attimo, poi cambia discorso –Cosa prevede l’agenda, Jennings?-

-Beh cena di benvenuto, con la partecipazione della delegazione britannica e Russa, poi, domani, inizio dei colloqui ufficiali. Con pranzo di gala offerto dall’Emiro.-

-Uhm meno male che ho portato le pillole contro la gastrite, il cibo da queste parti fa sempre strani scherzi.- scherza Mace.

            Appoggia la testa indietro e chiude gli occhi, sarà un’impresa improba, pensa.

 

            Sono passati solo pochi minuti, che un Jet della British Airways, proveniente da Londra, si prepara ad atterrare. A bordo in due posti di prima classe troviamo una coppia molto particolare: sui loro passaporti c’è scritto: Felix Leiter e signora, cittadini britannici in viaggio di lavoro e piacere, ma, in realtà, sono Clive Reston e Leiko Wu, agenti dell’MI6, il Servizio Segreto Britannico. Non potrebbero essere più diversi tra loro: lui alto, longilineo, capelli color castano ramato, occhi chiari, carnagione chiara, tipicamente nordica; lei, mezza giapponese e mezza cinese, alta e longilinea, dalle forme perfette, lunghi capelli neri, che ricadono morbidi sulla schiena, occhi neri e sguardo duro, di chi ne ha viste troppe. La sua mano sinistra le è stata amputata anni fa da un nemico ed oggi è stata rimpiazzata da una replica perfetta, ma, pur sempre una replica. Il compito di questi due agenti è semplice: rintracciare il mercante internazionale di droga e armi Carlton Velcro, attualmente ospite del Governo del Murtakesh e neutralizzarlo. Naturalmente nel linguaggio del MI6 “neutralizzare” implica l’uso di ogni mezzo, compresa l’uccisione e questo Reston lo sa molto bene.

.Se Velcro è qui…- sta commentando Leiko -…il motivo è uno solo, sta rifornendo l’esercito del Murtakesh di armi e, conoscendolo, non si tratta di armi comuni.-

-Pensi anche tu che stia trattando la vendita di materiale nucleare?-

-La prima volta che l’incontrammo aveva un vero arsenale di missili nucleari ricordi?-[12]

-Non potrei dimenticarlo mai.- replica Clive.

            L’aereo atterra e, dopo aver svolto le formalità di rito i due si recano all’Hotel dove hanno prenotato. Ovviamente la camera è matrimoniale.

-Non farti idee strane Clive o finisci a dormire sul pavimento. –dice Leiko.

-Ma certo mia cara…- replica Clive -…sai che da tempo ormai ho accettato il fatto che sei la donna di Shang Chi ed il cinese è un amico, non gli farei mai un torto…-

-Chissa? Ti conosco Clive, la fedeltà in queste cose non è mai stata il tuo forte.-

-Nemmeno il tuo a dire il vero, ricordi?-

-Sei un vigliacco…è stato tanto tempo fa.-

-Già, non parliamone più…comunque, ripensandoci, se avessi voglia di rinverdire i vecchi tempi, magari potrei non tirarmi indietro.-.

-Non pensarlo nemmeno. Pensiamo alla missione piuttosto.-

            Reston fa un sospiro esagerato.

-Ahimè il mio vecchio fascino è in ribasso, vedrò di sopravvivere.-

            Leiko gli lancia un’occhiataccia, poi…

-Pensiamo alla missione, Clive. Come ci regoliamo con Velcro? Se i nostri sospetti sono giusti…-

-Lo so. Dobbiamo scoprire se ha già portato le armi con se oppure no e dobbiamo scoprirlo presto.  Immagino tu sappia che Velcro ed il suo seguito occupano una suite proprio in cima al miglior albergo della città, cioè questo.-

-Lo so, cosa suggerisci?-

-Di prendercela comoda sino a stanotte, poi vedremo.-

 

 

2.

 

 

            Yelena Belova, l’autoproclamatasi Nuova Vedova Nera (cosa su cui Natasha Romanov aveva, in realtà, molto da dire) legge un’altra volta il dossier datole dai suoi superiori del G.R.U. Nella ristrutturazione dei Servizi Segreti della Madre Russia dopo il crollo dell’U.R.S.S. il G.R.U. il Servizio Segreto delle forze Armate. è quello che è rimasto pressoché identico a prima, l’unica differenza è che ora serve il Ministero della Difesa Russo e non più quello sovietico.  La missione di Yelena è, non molto sorprendentemente, simile a quella di Reston: impedire che Carlton Velcro venda armi a tecnologia nucleare al Murtakesh od a qualunque altra nazione dell’area, anche la Russia è interessata a stroncare il traffico internazionale di materiale nucleare. Il Dossier è molto esauriente, con le informazioni su Velcro. Mercante di armi e droga, era stato la bestia nera di vari servizi segreti nel corso degli anni; era sopravvissuto ad ogni tentativo di eliminarlo ed aveva sempre ricostruito la sua rete di vendita. Ora, a quanto pareva, aveva stretto un patto con un enigmatico personaggio chiamato Padron Khan, che aveva le sue mire nella regione. C’erano tre piccole nazioni confinanti nell’area, che, messe insieme, erano sempre più piccole della sua natia Ucraina: il Rhapastan, il Murtakesh e Halwan. Il Murtakesh stava per invadere Halwan e voleva rovesciarne la legittima sovrana Azir. In una situazione simile, Velcro ci sguazzava come un pesce nel mare, bisognava fermarlo, prima che nella regione si scatenasse il disastro. Secondo il dossier Velcro aveva collaborato in passato con due agenti alquanto particolari: Razorfist, che, al posto delle mani, aveva due lame di rasoio (Yelena storce la bocca all’idea) e Pavane, una bionda che andava in giro con un micro abito, una frusta ed una pantera. Evidentemente al G.R.U. qualcuno sveglio aveva pensato che una missione simile fosse particolarmente adatta alla Chyornaya Vdova. Beh, pensa Yelena, s’impone una visitina notturna a Gospodin Velcro.

 

            Ancora più ad est rispetto al Golfo persico, c’è la Cina, paese enigmatico ancor oggi, per molti versi. Dal territorio insulare di Hong Kong sin nel cuore della Cina Continentale, sono giunti due uomini apparentemente diversi, ma più affini di quanto credano: Shang Chi, che molti chiamano Maestro del Kung Fu, è figlio di Fu Manchu e di una donna americana, accuratamente selezionata per partorire il figlio perfetto. Ha ripudiato la filosofia di conquista del padre e cerca disperatamente una pace che nel mondo moderno latita inevitabilmente, odia la violenza, ma le circostanze lo costringono spessissimo a ricorrervi; Shen Kuei, è cinese al 100%, si è guadagnato il soprannome di Gatto perché, come l’omonimo felino, è veloce, silenzioso ed astuto; è stato molte cose, tra cui agente dei Servizi Segreti Cinesi, ma non ha mai perso il suo spirito indipendente.

            Oggi questi due uomini sono sulle tracce di un essere leggendario: il Ladro Ombra, un Ninja immortale, vecchio di millenni e virtualmente inarrestabile. Già una volta Shang Chi l’ha combattuto e lo scontro finì in una sorta di pareggio, ma ora è tornato e non è facile capire perché, ma questi due sono decisi a scoprirlo costi quel che costi.

 

            New York, la donna che, avvolta dall’asciugamano di spugna, corre fuori dalla doccia verso la porta del suo appartamento, si chiama Elektra Niatchos, anche se molti la conoscono solo col suo nome di battesimo. È abituata al pericolo ed anche ora è pronta all’agguato di qualche nemico, ma è solo il postino con un pacchetto per lei: una videocassetta, sembra. Elektra la infila nel videoregistratore ed ascolta attentamente il messaggio, poi, alla fine, senza apparente emozione, estrae la cassetta e la osserva autodistruggersi.

 

 

 

 

3.

 

 

            Una cosa che J. William Mace può dire di se stesso è che detesta le feste, ma ci sono cose a cui un uomo nella sua posizione non può sottrarsi, come i ricevimenti. Per fortuna questo non è il Pranzo ufficiale dell’Emiro, ma solo la cena dell’Ambasciatore, domani sarà peggio, teme. Parlare con la Principessa Azir di Halwan era stato facile, lei non voleva la guerra, ma con l’Emiro non sarà la stesa cosa. Il Murtakesh è deciso ad invadere Halwan, gli analisti di C.I.A. N.S.A. e S.H.I.E.L.D. ne sono convintissimi, lui può solo sperare di far capire a quello zuccone dell’emiro ed ai suoi consiglieri che gli U.S.A. non staranno a guardare, ci sono troppi interessi nella regione.

Mentre attraversa il corridoio, rivolge un pensiero al suo unico figlio maschio. Ha letto degli exploit dei Figli del Serpente a New York e dell’intervento di Capitan America, sembra che Jeff se la stia cavando davvero bene, per fortuna. Se accadesse qualcosa al ragazzo Dorothy lo ucciderebbe, ne è convinto. Sorride pensandoci e, con quest’espressione, in volto entra nella sala da pranzo.

 

 Yelena, inguainata nella sua tuta da Vedova nera, aderentissima alle sue forme e con l’ombelico scoperto, salta agilmente sulla terrazza pensile.  Questo Gospodin Velcro si tratta bene, pensa. Ora si tratta di trovare un posto per entrare in questo bel posticino e poi…

-Dove credi di andare intrusa?-

            Yelena si volta, per trovarsi di fronte a Razor Fist. Proprio quel che mi ci voleva, un combattimento con un supercriminale.

-Tu non sei una di quelli che mi aspettavo, ma non importa, ho istruzioni precise per quelli come te.- dicendo questo,. sferra un colpo, apparentemente micidiale, col destro, ma Yelena lo evita

-Io sono la Vedova Nera!- proclama saltando di lato.

-Conosco la Vedova Nera e tu non sei lei!- replica Razorfist –Non importa, perché chiunque tu sia, presto sarai morta.-

-Questo è da vedersi- ribatte Yelena. Ancora una volta, scarta, evitando i colpi di Razorfist, poi decide di prendere l’iniziativa e spara uno dei suoi morsi di Vedova. Razorfist cade, ma il colpo non era sufficientemente forte da abbatterlo. La giovane spia scatta, colpendolo con un calcio. Le arti marziali facevano parte del suo addestramento. Ha sempre battuto i suoi avversari (tranne la Romanova, deve ammettere con vergogna) non vuole essere sconfitta ora, non lo permetterà a nessun costo. Deve colpire senza essere toccata dalle lame del nemico, una sfida, certo, ma una sfida eccitante. Una delle lame le sfiora il braccio.

-Il primo sangue è mio.- esclama trionfante Razorfist.

-Ma l’ultimo sarà mio!- replica Yelena. Aumenta l’intensità del morso ed aspetta. Le basta un’occasione e l’avrà.

 

            Indisturbati, Clive e Leiko hanno raggiunto la cima del palazzo senza essere visti. Clive è il primo ad accorgersi del combattimento nel giardino pensile. Quelli, pensa, sono Razorfist e la Vedova Nera Jr. forse dovrei aiutarla. No! È in gamba quella ragazzina, se la caverà.

-Vieni Leiko!- sussurra alla sua compagna –Approfittiamo della diversione.-

            Estrae un aggeggio dalla tasca.

-Un altro simpatico aggeggino del reparto armi. Disabiliterà ogni allarme nel giro di cento metri, permettendoci di entrare indisturbati, almeno spero.-

-Speriamo davvero.- commenta Leiko.

            Pochi attimi dopo, la serratura di una delle porte d’accesso è aperta ed i due entrano. Leiko segue Clive ed intanto, non può fare a meno di chiedersi se ha fatto bene a fare quello che ha fatto. Lasciare Shang Chi per rientrare in servizio nel MI6, forse non è stato saggio, eppure…è grata a Shang Chi per esserle stato vicino dopo che aveva perso la mano, ma lei aveva bisogno di qualcosa di più. Le mancava il brivido dell’azione, forse? O era qualcosa di più? Non lo sa, davvero non lo sa.

-Ma che bella sorpresa!- una voce di donna, una voce che i due ben conoscono –Il caro Carlton me l’aveva detto che potevo aspettarmi qualcuno come voi due, i miei vecchi amici Clive Reston e Leiko Wu.-

Normalmente, Clive apprezzerebbe la vista di una bella bionda semivestita e perfino la frusta potrebbe essere accettabile, è la pantera a non convincerlo affatto.

-Pavane!- Esclama Leiko –Sei tornata ai vecchi amori eh? Sei passata da Velcro a Mordillo e poi a Shen Kuei ed ora di nuovo a Velcro.-

-Shen Kuei era troppo morale per me ed una ragazza vuole potersi divertire, lo sai bella mia. Carlton mi ha fatto un’offerta irresistibile ed ora miei cari, voi sarete i miei trastulli.-

            Non mi piace per niente come affermazione, pensa Clive puntando la sua pistola.

 

 

4.

 

 

            La cena di benvenuto dell’Ambasciatore americano sta proseguendo normalmente, almeno sinora. Will Mace sta conversando del più e del meno col suo equivalente britannico, Sir Arthur Weldon, quando si sentono dei rumori da fuori.

-Cos asta succedendo?- chiede Will.

-Sembra che una folla minacciosa sta venendo qui.- risponde il Capo della sicurezza dell’Ambasciata –Urlano slogan antioccidentali.-

-Ci mancava anche questa.- commenta Will –Spero che non sia…-

            Non ha il tempo di finire: le finestre s’infrangono e…

-Granate lacrimogene!- urla Will –Attenti!-

            SI copre il naso con un fazzoletto, ma non può fare a meno di lacrimare. Sente sparare da fuori. I marines di guardia stanno respingendo un assalto forse? Le porte cedono ed una marea umana piomba nei saloni. Il tutto non dura molto. Quando l’aria si schiarisce Will e gli altri diplomatici si ritrovano circondati da un folto gruppo di persone armate.

            Un uomo vestito di nero si stacca dal gruppo ed avanza nel mezzo del salone.

-Siete tutti prigionieri dei Soldati di Allah, cani infedeli. È ora di porre fine all’interferenza degli stranieri sul Murtakeh. Gloria ad Allah, sacra è la Jihad, morte agli infedeli!-

            Magnifico, pensa Will, proprio quello di cui avevo bisogno.

 

            Yelena scatta, evitando l’ennesimo fendente di Razorfist, poi si getta in avanti e colpisce di taglio la giugulare del nemico. Razorfist barcolla, ma la sua protezione regge, non è sconfitto ancora. Yelena non perde tempo, spara, il suo morso di Vedova raggiunge il nemico al volto e Razorfist cade urlando. Per buona misura Yelena gli assesta un calcio alla mascella. Non è il caso di essere troppo tenera, pensa. Si prepara a muoversi, quando dalla casa ecco il ruggito di un felino. Altri guai, pensa, beh, è per questo che fa questo lavoro no?

 

Clive alza la sua arma, ma la frusta di Pavane scatta, strappandogliela di mano.

-Niente pistole Reston, alla mia piccolina non piacciono.- si volge e colpisce ancora Leiko –Vale anche per te, gatta cinese. Ed ora, vai piccola!-

Dovevo mettermi ad allevare api come il mio prozio, pensa Clive, mentre la belva gli piomba addosso. È stata una bella vita finché è durata, peccato non aver detto addio a Melissa…

-A terra Inglese!-

            La voce di donna urla l’avvertimento, mentre il morso di Vedova colpisce il muso della pantera, abbattendola, Clive rotola di lato, evitando che gli cada sopra.

-Ma guarda un po’ chi c’è!- esclama con tono sarcastico –La pollastrella di Stalyenko!-

-Sono la Vedova Nera, Reston, ficcatelo in testa!- ribatte Yelena.

-La mia piccola! L’avete abbattuta. Tu maledetta, me la pagherai!-

            Pavane lascia andare una frustata, Yelena solleva il braccio destro e l’intercetta col polso, ignora il dolore ed afferra la frusta, trascinando Pavane verso di se, poi le sferra un pugno. Pavane barcolla, non è ancora abbattuta, ma non ha il tempo di abbozzare altre reazioni, Leiko l’abbatte con un colpo di taglio al collo.

-È fatta!- esclama, poi si volta verso Clive e Yelena –Dovevo immaginarlo che, se c’era una bella ragazza in giro, dovevi conoscerla per forza Clive.- dice sarcastica.

-Troppo onore Leiko, resto un dilettante rispetto a mio padre, anche se ammetto che non mi dispiacerebbe approfondire la conoscenza. Sai “Dalla Russia con amore” e cose simili…-

            Leiko fa una smorfia e prosegue rivolta a Yelena:

-È il nuovo superagente russo eh? Sei in gamba ragazzina!-

-Non sono una ragazzina, sono la…oh che importa? Siete qui anche voi per Velcro?-

-Si.- risponde Clive –Stiamo dalla stessa parte stavolta, lo vogliamo fuori gioco per sempre.-

            Yelena riflette su cosa fare, quando un rumore lontano attira l’attenzione di tutti. Escono sulla terrazza e vedono il fumo salire dalla zona dove ci sono le ambasciate americana e britannica.

-Che sta succedendo?- mormora Yelena.

-Guai non c’è dubbio.- le risponde Clive –Guai grossi, me lo sento.-

 

            La notizia della presa dell’Ambasciata americana rimbalza, pressoché immediatamente, nelle cancellerie di tutto il mondo. Non c’è tempo da perdere, bisogna agire subito.

 

            Meno di mezz’ora dopo il fatto, la sede dello S.H.I.E.L.D. di Riad in Arabia Saudita è allertata. Il Direttore Regionale Khaled Ibn Ammar sa quel che deve fare, basta solo un attimo per mandare il segnale di all’erta. Ora deve solo aspettare.

 

            Stati Uniti. La W.G.B.S. è la prima a mandare in onda la notizia ed il New York Express batte tutti gli altri giornali con un’edizione straordinaria. Natasha Romanov e Paul Denning, alias Paladin, sono insieme quando vedono la notizia al TG, annunciata in diretta da Trish Tilby. Natasha non sa che Yelena Belova, la sua eterna rivale, è lì, ma, per un attimo prova quella sensazione che un poeta inglese ha definito: “Qualcuno sta camminando sulla mia tomba”.

 

            Nella sua fortezza, Padron Khan guarda in una sfera di cristallo quel che accade nell’ambasciata e ride.

 

 
 

N° 13

 

OMBRE SUL GOLFO PERSICO

 

(PARTE SECONDA)

 

 

TIGRI E CAVALIERI

 

 

1.

 

 

<<Qui è Trish Tilby per la W.G.B.S. Dalla capitale del Murtakesh ci è giunta, or ora, la notizia che l’Ambasciata Americana è stata presa d’assalto da un commando di fanatici, che si è autodefinita: “I Soldati di Allah”. Attualmente, l’intero complesso dell’Ambasciata è sotto controllo dei terroristi. Al momento dell’assalto era in corso una cena a cui partecipavano i membri delle delegazioni del cosiddetto Quartetto: Stati Uniti, Russia, Unione Europea, O.N.U. che domani avrebbero dovuto incontrare l’Emiro nell’ambito dei colloqui per la pace con il vicino Halwan…>>

            Nick Fury scuote la testa, un’altra crisi proprio non ci voleva, era troppo sperare che i media non ne venissero a conoscenza, ora bisognerà fare qualcosa il prima possibile. Tra i rapiti ci sono funzionari dell’O.N.U. e, secondo lo statuto dello S.H.I.E.L.D., questo fa della faccenda un loro affare, senza bisogno di speciali autorizzazioni. Non che la loro mancanza gli abbia mai impedito di agire, se lo riteneva necessario.

-Novità?- chiede.

-Beh signore, la nostra sezione in Arabia Saudita ha già preso delle contromisure, attivando l’agente A.K.-

-Mmm, Ok, molto bene, intanto puntiamo l’Eliveicolo sul Golfo Persico. Avvisate anche Riad, voglio una squadra d’intervento rapido pronta ad intervenire al mio segnale.-

            Naturalmente i grossi calibri come Fantastici Quattro, Vendicatori e WorldWatch hanno pensato bene di essere indisponibili in questo momento, beh, dopotutto, forse, sarebbe stato come usare un cannone contro una zanzara o no?

 

            Nella Capitale del Murtakesh c’è chi vede la cosa molto da vicino e non la trova affatto di poco conto: gli ostaggi. Il Capo Delegazione americano non è uomo da farsi impressionare facilmente. Lo zio ed il padre di J. William Mace sono stati, rispettivamente, gli Uomini del Mistero (come venivano chiamati allora i supereroi) Spirito del ’76 e Patriota e, sul finire della loro carriera, hanno assunto l’identità di: Capitan America II e III. Will, come lo chiamano gli amici, è stato nei Marines ed ha vissuto almeno una guerra, è membro del Dipartimento di Stato da anni ed ha servito sotto due Presidenti. Se ora è qui, nonostante la sua provata fede democratica, è perché Colin Powell ha, chissà perché, molta fiducia in lui. Ora come ora, non è del tutto convinto che sia stata una buona cosa.

-Non funzionerà sapete?- dice.

-Che stai dicendo infedele?- risponde il capo del commando in un inglese perfetto anche se rovinato in parte dall’accento locale.

-Piantiamola con questa storia dell’infedele.- ribatte Will – Sa tanto di film in costume degli anni ’30. Diteci cosa volete.-

            L’uomo lo fissa e risponde:

-Sei coraggioso, ma che pensi di fare? Teniamo in pugno le vostre vite e daremo una lezione al mondo sulla determinazione delle tigri del Murtakesh, Voi occidentali pensate di poter dettare legge al mondo intero, capirete quanto sbagliate!-

-Non m’interessano le lezioni di geopolitica, non è il momento di farne. Forse avete le vostre ragioni e forse no. Per quanto mi riguarda, chi minaccia di morte persone disarmate è e sarà sempre dalla parte del torto.-

-Non è più il tempo di parole, dovete imparare e lo farete coi fatti e col sangue.-

            Inutile, pensa Will, non lo convincerò mai. Dobbiamo solo resistere a tutti i costi il più possibile, a quest’ora avranno già deciso una linea d’azione là fuori.

 

            Distrarsi può essere fatale in certe circostanze e le tre persone, che, dalla terrazza di un giardino pensile di un’elegante palazzina della città, osservano lo spettacolo delle recenti esplosioni nella zona delle ambasciate, dovrebbero saperlo. Due sono sperimentati agenti del servizio di spionaggio estero britannico, il MI6: Clive Reston e Leiko Wu, la terza, più giovane, è Yelena Belova, superagente russo, che ambisce al titolo di Vedova Nera, checché ne dica Natasha Romanov. Come dicevamo, distrarsi può essere fatale, decisamente fatale.

-Bene bene, cosa abbiamo Qui? Degli intrusi?-

            La terrazza si è riempita di uomini armati ed al centro, c’è un uomo in smoking bianco dal volto affilato e carnagione olivastra, capelli scuri spruzzati di grigio ed occhi penetranti, alto e magro.

-Velcro!- esclama Clive.

-Fa piacere essere riconosciuti Mr. Reston.- risponde Carlton Velcro –La vedo ancora in forma dai tempi del nostro ultimo incontro ed anche Miss Wu a quanto vedo. La signorina non l’ho mai incontrata prima, ma ne ho sentito parlare: Tenente Yelena Kostantinova Belova del G.R.U. Le foto non le rendono giustizia mia cara.-

            Yelena non risponde, ma il suo sguardo è molto eloquente.

-Che vuoi fare Velcro?- chiede Clive.

-Cosa voglio fare? Quello che farebbe ogni cattivo degno di questo nome: vi ucciderò, qui e adesso.-

 

 

2.

 

 

            Riad, Arabia saudita. Nella sede locale dello S.H.I.E.LD., Il Direttore Regionale Khaled Ibn Ammar. Fa entrare nel suo ufficio un uomo.Il nuovo venuto è un uomo alto e forte, dalla curata barba scura, indossa la classica veste lunga e mantello dei Beduini del deserto.

-Sono venuto appena ho potuto.- dice.

-Ti ringrazio Abdul Qamar, non ti avrei chiamato, se non credessi che la situazione è seria. Hai saputo quanto è successo all’Ambasciata Americana del Murtakesh?-

-Ho l’antenna satellitare nella tenda.- risponde Abdul Qamar.

            Khaled scuote la testa, non capisce se l’altro dice sul serio o se lo prende in giro, decide di ignorare la questione.

-L’Emiro del Murtakesh ha fatto sapere che si opporrà a tutti i costi ad un intervento esterno, ma ciò non impedirà alle squadre S.H.I.E.L.D. di intervenire, stiamo solo aspettando il segnale di partenza, qualunque cosa succeda.-

.-Conosco Ahmed.- replica Abdul –Buon uomo, in fondo, ma completamente succube del figlio Hassan.-

-Hassan è il nostro problema. Sappiamo che si è alleato con un personaggio molto pericoloso: Padron Khan.-

-Ne ho sentito parlare, come chiunque nella regione ,credo, dicono che sia l’incarnazione del diavolo, ma chissà se è vero.-

-I nostri informatori ci dicono che non è escluso un intervento della temuta Tigre Nera.-

-Comincio a capire.-

-Tu sei l’unico nella zona che sia al livello giusto per affrontarlo. La politica dello S.H.I.E.L.D. è usare forze locali quando è possibile e senza grandi spargimenti di sangue, se possibile, e questo ci riporta a te. Ti senti pronto Abdul?-

-Anch’io penso che sia giusto che sia un Arabo a risolvere questa questione. Allah sa che mi sono sempre battuto per la pace. Andrò.-

            Perfetto, pensa Khaled.

 

            A molte miglia di distanza, nella città chiamata Las Vegas, l’uomo che risponde al nome di Harold Howard ha sentito il notiziario. È un mondo pieno di nubi quello in cui viviamo, pensa, poco importa, io sono preparato. Negli ultimi anni ha preparato piani che, in maniera sottile, gli hanno permesso di raggiungere un obiettivo dietro l’altro, ma non ha ancora finito, l’ultima meta è ancora lontana. In fondo è meglio così, quando la sfida sarà finita, cosa gli resterà?

-Miss Wright, sono pronti i bilanci trimestrali?-

<<Si Mr. Howard, sono in arrivo…ah signore…devo organizzare la solita videoconferenza mensile con i membri del Consiglio?>>

-Ovviamente Miss Wright, è ora di decidere le strategie aziendali.-

            Si volta verso una mappa del mondo,con sopra una serie di bandierine. Rappresentano ogni attività dell’Howard Conglomerate in tutto il mondo, non esiste attività in cui lui non abbia il suo zampino, ma a che serve il potere, a che serve la ricchezza, senza uno scopo? Sorride. Un mondo migliore, pensa, perché no?

 

Riad. Sul tetto della sede dello S.H.I.E.L.D. Abdul Qamar apre la sua borsa da viaggio, ne estrae un tappeto rosso che srotola, poi estrae anche una guaina, con dentro una scimitarra, che comincia, pian, piano, a risplendere. Con decisione la estrae impugnandola saldamente e, magicamente, i suoi abiti scompaiono e lui si ritrova a torso nudo con la testa avvolta in un turbante di stoffa. Senza parlare, pone i piedi sul tappeto e, con la mano che impugna la scimitarra, indica una direzione. Il tappeto si solleva in aria con lui sopra e comincia un viaggio a velocità sempre crescente.

Il Cavaliere Arabo è tornato in azione.

 

 

3.

 

 

            Ho seguito Shen Kuei senza nemmeno chiedergli come facesse a sapere dove dobbiamo andare, immagino che abbia le sue fonti nei Servizi Segreti Cinesi, per cui ha lavorato. Stiamo cercando il leggendario Ladro Ombra, una creatura misteriosa che ho incontrato solo due volte. Il ladro è un rompicapo avvolto in un enigma, racchiuso in un indovinello: quando credi di aver capito chi è e cosa vuole, tutto si rivela falso, cosa che rende tutto difficile, credo. Mi distraggo, pensando a Leiko, non ci vediamo da tempo, ormai. Io sono stato a New York per un po’, ospite di una madre che non ho mai conosciuto quanto era giusto. Scommetto che Fu Manchu, mio padre, crede che sia stato il suo impuro (per usare quelle che, ne sono certo, sarebbero le sue parole) sangue occidentale a “corrompermi”. Non ha mai veramente capito, che io, Shang Chi, seguo solo i dettami della mia coscienza. Non sono perfetto, ho commesso i miei errori, ma, diversamente da mio padre, non mi vergogno di ammettere che sono solo un uomo.. Leiko è la mia donna o forse no. Ama apparire forte ed indipendente ed a volte non la capisco. Certi modi di fare degli occidentali o dei miei stessi connazionali non so capirli. Se un uomo ed una donna si amano, questo dovrebbe essere sufficiente.

-Siamo arrivati Shang Chi.- mi dice il Gatto –Qui è dove conduce la pista del Ladro Ombra.-

            Un teatro, apparentemente abbandonato, mi ricordo che il Ladro Ombra finse di essere Cho Lee, attore in un teatro cinese della Chinatown di New York e poi sostenne di esserne il gemello e nemmeno quello era vero. L’unica cosa certa è che non era la compagna di Cho Lee, Shareen, ma ne posso davvero essere sicuro?

-Siete venuti incontro alla morte!-

            Il Ladro Ombra è in piedi sul palco.

-Il teatro è illusione che si fa realtà, ma cos’è realtà e cos’è illusione figlio di Fu Manchu? Forse tu ed il tuo amico lo scoprirete oggi…o forse no…-

            Luci accecanti si accendono e noi ci ritroviamo privi della vista. Mentre aspetto che gli occhi si adattino, metto al lavoro tutti i miei altri sensi, cercando di percepire il pericolo, ho il sospetto che ce ne sarà più di quanto ne potrei volere.

 

            Leiko Wu pensa a Shang Chi, se questa dev’essere l’ora della sua morte, avrebbe voluto almeno salutate Shang Chi come si deve, invece…lei è tornata alla sua vecchia vita senza pensarci troppo, non se ne pente, non è nata per essere una donna di casa ed anche Shang Chi lo sa, vorrebbe che fosse qui adesso.

-Se dobbiamo morire, Velcro, almeno possiamo sapere cosa c’è dietro tutto quanto?- chiede Clive Reston. Velcro fa un sogghigno e risponde:

-Ah, il vecchio, abusato cliché del cattivo, che prima di uccidere i suoi avversari, racconta loro tutti i suoi piani? Beh perché no? Non deludiamo il pubblico. Cosa c’è dietro? Per quanto mi riguarda solo una transazione d’affari. Padron Khan mi ha messo in contatto con lo Sceicco Hassan, che vuole armi sofisticate ultimo modello per la sua guerra contro Halwan, in cambio mi paga con oppio raffinato in stabilimenti locali sino a diventare eroina purissima, che rivenderò sui mercati europei ed americani ad un prezzo molte volte superiore a quello che ho pagato per le armi.-

-Da qualunque parte tu la metta.- dice Leiko –Si tratta sempre di morte in cambio di morte.-

-Molto melodrammatico Miss Wu, ora, se mi scusate, ordinerò la vostra esecuzione.-

-Aspetta!- urla Reston –Ci sono armi nucleari tra quelle che vendi?-

            Carlton Velcro sorride, mentre alle sue spalle si avvicina Pavane, che si appoggia alla sua spalla sinistra.

-Se ci tiene a saperlo…non ancora….Padron Khan non vuole che il suo burattino maneggi armi troppo pericolose, non è molto fiducioso nel suo giudizio, ma, al momento opportuno..chissà?.-

-Un’ultima cosa. Che sta accadendo al quartiere delle Ambasciate?-

-Ah quello? Non è cosa che mi riguardi. Un altro dei piani di Khan per seminare il caos. Un gruppo di sedicenti figli dell’Islam ha invaso l’Ambasciata Americana, prendendo prigioniere le delegazioni di quello che chiamano il Quartetto. Sono in pochi a saperlo, ma quest'azione avrà un epilogo tragico, tra un’ora esatta uno di loro, al servizio di Khan, farà saltare l’Ambasciata con dell’esplosivo fornito da me, sarà un botto che vedranno anche a Baghdad.-

-Bastardo!- È stata Yelena a parlare.

-Uccidili Carlton.- interviene Pavane –Non perdiamo altro tempo.-

-Giusto mia cara. Signori, vorrei dire che è stato un piacere conoscervi, ma, onestamente, non lo è stato.- si rivolge ai suoi uomini –Uccideteli e poi dateli in pasto alle pantere.-

            Reston ha aspettato sin ora, ma non è più il caso di indugiare, mentre gli uomini di Velcro si preparano, lui si tocca un dente e, con mossa repentina, gli toglie il rivestimento che, cadendo a terra, produce un’improvvisa fiammata. È quanto basta, a lui ed alle sue alleate, per riprendere in mano la situazione. Clive abbatte un uomo di Velcro e, impadronitosi del suo mitragliatore, ne abbatte più che può, intanto Leiko e Yelena fanno egregiamente la loro parte.

-Maledizione!- urla Velcro –Quel Reston mi ha ingannato ancora, devo…-

-Vattene Carlton, ci penso io a loro!- urla Pavane.

-Nei tuoi sogni strega.- esclama Yelena, colpendola al volto con un micidiale colpo di karate.

-Muoviamoci ragazze.- Intima Reston sfilandosi la maglietta.

-Non è il momento per certe cose Clive.- gli dice Leiko.

-Mio padre diceva sempre che per certe cose tutti i momenti giusti.- replica, ridendo, Clive –A dir la verità, in questa maglietta è stato intessuto esplosivo altamente compresso ed ora è attivato.-

-Ma che bellezza!- Leiko si rivolge a Yelena –Vieni, non perdiamo tempo!-

Dalla terrazza si gettano al piano inferiore, si afferrano alle funi che erano state lasciate lì in precedenza e, quando c’è l’esplosione, devono tenersi ben stretti, poi…

-Pensi che Velcro e Pavane ci siano rimasti?- gli chiede Leiko.

-Sarebbe bello, ma… no!- replica, secco, Clive –Non succede mai. Venite ora, scendiamo. Qui presto accorrerà gente e non voglio farmi prendere adesso.-

 

 

            Ambasciata Americana in Murtakesh. Tutti gli ostaggi sono stati accuratamente legati. Nel salone centrale, dove i terroristi hanno stabilito il loro quartier generale, sono rimasti solo in quattro: J. William Mace, Il Plenipotenziario del U.E., quello Russo ed il funzionario O.N.U.

-Ora il mondo vedrà la nostra determinazione quando questo simbolo dell’Imperialismo occidentale sarà cancellato.- proclama il capo del Commando.

-Risparmiaci queste frasi trite,- replica Mace –Vuoi ucciderci? Fallo, ma sappi che non vi servirà a niente, noi non siamo il Governo, siamo solo uomini.-

-Tutti noi siamo simboli ed il mondo ci conoscerà..-

            Inutile parlarci, deve solo sperare di avere abbastanza tempo per cavarsela. I legami non lo preoccupano, ha imparato almeno dieci modi diversi per sciogliersi, ma, anche se si liberà, che risolve? C’è bisogno d’aiuto, qualunque aiuto.

            Cos’è quello? Se non sta sognando, è un uomo su un tappeto volante. Non dovrebbe stupirsi: cos’è un uomo su un tappeto volante in un mondo dove camminano dei mitologici e vari esseri superpotenti, come i Fantastici Quattro o Magneto?

-Uomini del Murtakesh ascoltatemi, sono il Cavaliere Arabo, vi chiedo di fermarvi, rilasciate gli ostaggi, la violenza non porta a nulla.-

-UCCIDETELO!- urla il capo dei Soldati di Allah.

            Il Cavaliere Arabo scarta, evitando i colpi. Peccato, per una volta, aveva sperato che le cose andassero diversamente. Usa la sua spada magica per abbattere gli avversari con l’energia che emana. Dovrebbe riuscire, non ci sono superumani per ora.

           

Will Mace flette i muscoli e le corde che lo legano si sciolgono.

-Come ha fatto? – gli chiede l’Inviato Russo.

-L’ho imparato dai boy scouts.- risponde Will, inutile dire che fa tutto parte dell’addestramento del perfetto Capitan America, mmm…se ci fosse un costume a disposizione…no, lasciamo perdere, se ci fosse in giro un Capitan America con la pancetta, non farebbe bene alla sua immagine.

 

 

4.

 

 

            Padron Khan è infastidito. Possibile che ogni volta che concepisce un piano, qualche buffone in costume s’intromette per rovinarli? Non vuole intervenire personalmente, ma qualcosa va fatto e subito….Ma certo! Nella sua sfera di cristallo appare il volto di una donna, una ragazza di nome Brillalae.

-Non sei abbastanza in gamba da opporti al mio potere, la Tigre Nera rivivrà.-

 

            Elektra non ha trovato grandi problemi nell’arrivare sino all’ultimo blindatissimo piano dell’Hotel di Las Vegas, quando penetra nell’ufficio una voce da dietro la poltrona, che le volta le spalle dice tranquilla:

-Benvenuta Miss Niatchos, ne deduco che ha deciso di accettare la mia proposta d’affari.-

-Lei è Harold Howard?-

-Si sono io, mi scusi se non mi mostro più di così, ma sono piuttosto geloso della mia privacy e non mostro il mio volto a nessuno.-

-L’ho sentito dire, ma non m’interessa il suo volto, voglio sapere cosa vuole da me.-

-Un incarico semplice per una con le sue capacità, le piacerà, coinvolge i suoi vecchi amici della Mano.-

-Mi dica di più.- replica Elektra.

 

            Il Cavaliere arabo ha abbattuto facilmente i terroristi, i pochi rimasti stanno scappando, tranne uno, un uomo che rimane fermo, sino a che il Cavaliere si ferma davanti a lui.

-Ti arrendi forse?- chiede.

-Mai. Combatto per la gloria di Allah!-

            Il Cavaliere comincia ad essere stanco di tutti questi fanatici, che credono di sapere qual è il volere di Allah meglio di Allah stesso, non capiscono davvero il valore della pace? Un momento, che sta facendo? Cos'è quel congegno attaccato al suo petto? Non sarà…

-Fermalo!- gli urla Will Mace –quello è il detonatore di una bomba, non deve attivarlo o salteremo tutti in aria!-

            Troppo tardi. L’uomo preme il pulsante.

 

 

FINE SECONDA PARTE

 

 

 


N° 14

 

OMBRE SUL GOLFO PERSICO

 

(PARTE TERZA)

 

 

STRATEGIE DI MORTE

 

 

1.

 

 

            Un secondo, un tempo infinitesimale, il tempo di vedere l’indice del terrorista avvicinarsi al pulsante del congegno radiocomandato, che attiva la bomba, un secondo, in cui l’indice sfiora il pulsante, un secondo, un tempo troppo breve per reagire o no? La fusciacca del Cavaliere Arabo sembra dotata di vita propria. Il suo possessore ha avuto appena il tempo di formulare un desiderio, che si è mossa da sola, scattando con velocità incredibile ed avvolgendosi alle mani dell’uomo, che perde l’equilibrio e cade a terra. Abdul Qamar sorride e, pensiero non adatto ad un campione del bene, pensa, spera che non gli caschino i pantaloni, ora. Buffo, avere pensieri simili proprio adesso no?. Vibra un pugno all’avversario e recupera la fusciacca magica, riavvolgendosela attorno alla vita.

-È stato in gamba Mr… Cavaliere Arabo, giusto?-

-Infatti e lei è Mr. J. William Mace della Delegazione Americana, giusto? Sono stato mandato dal Comando S.H.I.E.L.D. del Golfo Persico.-

.Immaginavo che sarebbero intervenuti prima o poi…- risponde Will Mace -… ma abbiamo ancora un problema.-

-Sarebbe?-

-La bomba è ancora qui e dobbiamo trovarla e disinnescarla.-

-E chi lo farà? Avete degli specialisti?-

-Dovrebbero esserci, ma se mancano, ci penserò io. – risponde Will

-Ne è capace?-

-Una volta lo ero, ma non lo faccio da più di dieci anni…-

            Ma certe cose non le dimentichi mai, vero?

 

            Il mio nome è Shang Chi, significa: Lo Spirito che Avanza ed in questi anni il mio spirito è avanzato molto, al punto da allontanarsi dalla via segnata per lui da mio padre e seguirne una propria, Ero molto giovane, avevo solo 19 anni, quando scoprii che mio padre, il grande Fu Manchu, non era il benefattore dell’umanità che avevo sempre creduto,. ma che, in realtà, mirava ad asservire il mondo ai suoi voleri. Molto spesso, ho pensato che fosse un grande spreco che il suo grande talento fosse dedicato ad imprese tanto malvagie. Ironicamente, furono proprio le lezioni di etica che mi fece impartire ad insegnarmi che quello che lui stava facendo era sbagliato. Da allora sono sempre stato dalla parte di coloro che lui considera nemici e, più di una volta, sono stato testimone di una sua apparente morte, che, sempre, si è rivelata un elaborato inganno.

            Chissà cosa mi porta a pensare a questo adesso, mentre, fianco a fianco con Shen Kuei, chiamato il Gatto, un uomo che, di volta in volta, è stato sia mio rivale, che alleato, mi trovo ad affrontare il Ladro Ombra in un antico teatro di Shanghai, abbandonato da tempo. Il Ladro Ombra sostiene di essere l’incarnazione di una leggenda, un ninja immortale, anzi, il maestro di tutti i ninjatsu. Che abbia ragione o meno, non lo so, quel che so è che è dotato di poteri straordinari o, forse, è solo un abile illusionista. Non l’ho scoperto la prima volta che ci siamo incontrati e, forse, non lo scoprirò oggi. Quel che so è che qualcuno ha ingaggiato il Ladro Ombra per uccidermi e sono deciso a scoprire chi.

            Pochi istanti fa, il ladro Ombra ha azionato le luci di scena accecandoci. Ci vuole qualche istante perché la sensazione passi e quando torniamo a vedere…. Non siamo più nel teatro, ma in quello che sembra un ampio salone di un palazzo dell’Antica Cina, arredato e decorato secondo lo stile dell’antico Impero.

-Teletrasporto istantaneo?- mi chiede Shen Kuei, appoggiando istintivamente la sua schiena contro la mia ed assumendo una posizione di difesa.

-Forse..o forse no.- rispondo –Quando c’è di mezzo il Ladro Ombra non puoi fidarti dei tuoi sensi. Tutto può essere un’illusione, o non esserlo.-

-Questo è molto consolante inglese, come faccio allora a sapere che tu sei proprio tu?- mi chiede sprezzante. Le sue parole, pur sarcastiche, contengono il seme della verità. Se la verità è illusione e l’illusione verità, allora come possiamo essere certi dell’identità di chi ci sta al fianco? Dovrò fidare esclusivamente nel mio istinto e sperare di essere nel giusto.

<<La speranza è l’ultima risorsa dell’uomo, figlio di Fu Manchu, ma né a te, né al tuo compagno sarà di conforto, perché qui, in queste sale, la sola speranza che avrete sarà quella di una morte rapida ed indolore!>>

            La voce eccheggia per tutta la sala senza che io possa capire da dove proviene, ha un timbro familiare, ma non so identificarlo, devo essere pronto, perché l’attacco arriverà da un momento all’altro.

 

            Yelena Belova è corsa dietro ai due inglesi senza perdere tempo. Scoprirà dopo, se Carlton Velcro è sopravvissuto all’esplosione, ora è più importante raggiungere l’ambasciata americana e scoprire cos’è successo laggiù. Prima di partire, l’hanno informata della missione del cosiddetto Quartetto per trovare una soluzione alla crisi tra Halwan e Murtakesh, sa che il Capo delegazione Russo si trovava anche lui sicuramente all’ambasciata americana. Deve fare qualcosa. Scivola negli angoli bui ed a volte si sposta col cavo di Vedova o usando i poteri adesivi del costume per arrampicarsi sui muri, una cosa da fare con attenzione, non sa quanto siano funzionanti quelle mini ventose agli stivali. Deve evitare che la Polizia e l’Esercito del Murtakesh la vedano, ha il sospetto che non sarebbero amichevoli nei suoi confronti. Decide di usare la radio da polso:

Qui la Chyornaya Vdova,[13] chiedo di parlare con S.-

<<Ti sento agente Belova.>> replica la secca voce del Generale Stalyenko <<Cosa c’è?>>

-La missione è quasi compiuta, Velcro, per il momento, è fuori combattimento, ma ci sono altri problemi…C’è una crisi all’ambasciata americana.-

<<Lo sappiamo. I membri del Quartetto sono stati presi come ostaggi da fanatici islamici. Sembra che lo S.H.I.E.L.D. stia per intervenire, ma se tu potessi fare qualcosa, sarebbe un bel colpo propagandistico per noi.>>

-Sembra un ragionamento degno dei vecchi tempi, generale.- replica Yelena –Farò, comunque, del mio meglio per il bene della Rodina.[14] Passo e chiudo.-

            Interrompe la comunicazione e riprende la sua strada.

 

 

2.

 

 

            Will Mace preferirebbe esser altrove, si ricorda i tempi della Guerra del Golfo e non sono ricordi piacevoli. Trovare la bomba non è stato difficile, era stata piazzata, con pochissima fantasia, nell’ufficio dell’Ambasciatore, Conosce il modello, un ordigno tattico di ridotte dimensioni, svuotato del cuore nucleare, sostituito con esplosivo plastico semtex arricchito con una base di uranio impoverito (il gioco involontario di parole non lo fa ridere), abbastanza da ridurre in cenere l’Ambasciata e gli edifici limitrofi (tutte ambasciate degli “infedeli” peraltro), ma con un livello di radiazioni troppo basso per rappresentare un problema immediato. Il meccanismo d’innesco non è particolarmente complicato, gli hanno insegnato come fare a disinnescarlo, ma l’ultima volta che l’ha fatto è stato 11 anni fa e da allora possono aver fatto delle modifiche di cui non è al corrente; soprattutto, possono averlo fatto quelli che hanno venduto la bomba ai terroristi. Già! Chi gliel’ha venduta? E chi erano quei sedicenti Soldati di Allah? Non riesce a togliersi dalla testa che il governo del Murtakesh ne sappia qualcosa. Il governo del Murtakesh, giusto, ma chi lo dirige? Gli avevano detto che l’Emiro è succube del figlio Hassan e Hassan non sarebbe che un burattino di Padron Khan, un Mago vecchio di secoli, così si dice. Non pensa nemmeno per un attimo che non possa esser vero, dopotutto non è una cosa così sorprendente di questi tempi. Ora basta! Meglio concentrarsi sulla bomba e vedere cosa fare. Perfetto, proprio quello che ci voleva, il timer è partito. Due minuti all’esplosione, tanto per rendere le cose difficili.

 

            Il sibilo improvviso di una spada. Nel salone sono comparsi una decina di uomini in abiti da armigero della Cina Medioevale. Le loro spade ruotano ed il loro assalto è coordinato, io ed il Gatto scattiamo, urlando. Un calcio della tigre ne abbatte uno, altri due cadono sotto il taglio delle mie mani mentre atterro dal mio salto. Il Gatto ha fatto altrettanto, ma…ora che mi guardo intorno non c’è più nessuno, ma come è possibile?

-Scomparsi!- esclamo.

-Non esattamente Shang Chi…- mi risponde Shen Kuei –Ci sono io!-

            Il colpo che mi sferra, mi coglie completamente di sorpresa, il Gatto è alleato del Ladro Ombra oppure…

-Si Shang Chi.- risponde alla mia muta domanda –Sono io il tuo nemico, ma sono anche il tuo alleato o entrambi o nessuno dei due.-

-Smettila di parlare per enigmi. Qual è lo scopo di tutto questo?-

            Dinanzi a me ora, al posto di Shen Kuei, c’è il Ladro Ombra, Nelle sue mani due pugnali. Con mosse da maestro li rotea tra le dita con movimenti quasi ipnotizzanti, poi, più veloci di quanto l’occhio umano possa cogliere, le lame partono e, con precisione incredibile, si conficcano nelle ampie maniche della mia tunica inchiodandomi alla parete. Con un minimo sforzo mi libero, lasciando la giacca attaccata alla parete. È ora di finirla.

 

            Complimenti Dottor Mace, non hai altra scelta, fino a due minuti fa potevi permetterti di aspettare i tecnici dello S.H.I.E.L.D. o di qualunque governo disponibile, ora il destino tuo e di qualche decina, o magari centinaio, chissà, di persone, riposa sulle tue spalle e non la vuoi questa responsabilità vero?

-Posso darle una mano Mr. Mace?-

-Si, se sa come disinnescare quest’affare in un minuto e mezzo, altrimenti preghi il suo Dio che io ci riesca..-

-Credevo fosse anche il suo Dio, Mr. Mace. Comunque sia, lo pregherò, l’aiuto di Dio non fa mai male all’uomo giusto.-

            Ben detto, pensa tra se Will, gli servirebbe davvero un po’ d’aiuto. Non è lui l’eroe in questa storia. Suo padre lo era, suo fratello e perfino il suo unico figlio maschio che ha convinto ad indossare l’uniforme di Capitan America, tutti, più o meno, con la vocazione dell’eroe, ma lui, lui è solo un ex marine datosi al servizio diplomatico, ora, però, non ci sono alternative, tocca a lui. Avvicina la mano ai fili, è il momento decisivo.

 

            La giovane donna che entra in uno dei più noti casinò di Las Vegas non può non attirare l’attenzione: i capelli neri ricadono lunghi oltre le spalle scoperte, il vestito è nero e la gonna, poco oltre il ginocchio, ha due generosi spacchi laterali, anche gli occhiali che indossa hanno le lenti nere e, naturalmente, sono neri anche i lunghi guanti di pelle. Il suo nome è Elektra Niatchos e quasi nessuno dei presenti immaginerebbe mai che è un pericoloso killer internazionale, anche se agisce sempre e solo per cause che reputa giuste. Si aggira tra i tavoli, apparentemente senza meta, passa oltre le slot machines ed i tavoli dei dadi e getta uno sguardo appena interessato alla roulette. Si ferma dinanzi al tavolo del black jack, dove si è appena liberato un posto.

-Posso?- chiede.

            Il Dealer fa cenno di si, poi comincia la distribuzione delle carte. Elektra riceve un sette e un due, il giocatore al suo fianco ha una figura ed un otto. Le carte sono distribuite ancora, Elektra riceve un asso.

-Sto.– dice.

            I giocatori fanno la loro mossa, poi tocca al banco, si ferma a 18, Elektra vince, gli altri perdono. La partita continua. Elektra vince tre mani, ne perde due, poi ne vince altre tre di seguito. Dietro di lei un gruppetto di spettatori si affolla e comincia a scommettere sul suo gioco. Il giocatore alla sua sinistra sballa ed impreca a mezza voce. Elektra riceve le due carte della sua nuova mano: sono due quattro.

-Split.- annuncia.

            Una delle carte viene messa da parte ed una posta uguale a quella sul tavolo vi viene posata sopra. Siamo a mille dollari per carta ormai. Il giocatore dinanzi a lei è un sudamericano, vestito molto elegantemente, comincia a mordicchiarsi il labbro, le sue carte sono un sette ed una figura. Arriva il turno di Elektra che prende una carta per ciascuna delle sue giocate: un cinque ed un quattro. Chiama ancora: un tre ed un asso. Elektra pone la mano sul primo gruppo:

-Carta.- chiama

            Un due, un’altra carta:, un quattro, ha fatto 21. Un mormorio si leva alle sue spalle, ora tocca alla sua seconda giocata. Un otto, adesso ha 17 (ha scelto di dare all’asso il valore uno, naturalmente), altra carta: un due.

            Adesso tutti attendono la sua mossa: se decide di prendere, può sperare solo in un asso o un due e sarebbe un bel rischio, d’altra parte 19 è un punteggio difficilmente battibile e nessuno degli altri giocatori ci è vicino.

-Carta.- dice Elektra

            Il mazziere esita, poi rovescia la carta: un altro due.

Adesso tutti tacciono, due giocatori scelgono di ritirarsi, ora tocca al sudamericano di fronte ad Elektra. Non ha altra scelta che prendere una carta se vuole vincere, la chiede: è una donna di cuori, ha sballato e perso,

            Ora sono rimasti solo lui ed Elektra a giocare, la folla è aumentata. Adesso è un duello, l’interesse aumenta.

            Vengono distribuite le carte ad entrambi: Elektra ha un cinque ed un sei, il suo avversario un nove ed un tre. Tocca ad Elektra chiamare.

-Raddoppio!- dice. La posta è raddoppiata. Ora siamo a $ 10000, può chiamare una sola carta: è un quattro, ora Elektra è a 15. Il suo avversari esita, osserva il suo 12 . ha molte possibilità.

-Raddoppio!- annuncia.

            La folla tira il fiato, la carta viene estratta, è una figura. L’uomo rimane costernato, trema, ha perso qualcosa come 60.000 dollari da quando quella donna si è seduta, ora basta.

            Si alza ed Elektra lo degna solo di uno sguardo distratto. Si alza anche lei e cambia le fiches. Esce dal casinò e s’incammina nel viale, si dirige verso un angolo buio del parcheggio, quando un braccio le stringe la gola e la lama di un coltello si appoggia alla sua carotide.

-Hai vinto molto seňorita e voglio quella somma.- dice una fredda voce maschile, con un forte accento sudamericano.

-Immaginavo che ci avrebbe provato, seňor Garcia.- risponde lei con tranquillità.

-Come…come sai quel nome?-

-Javier Antonio Garcia, alias Emanuel Ricardo Vargas, detto il boia di Tierra Verde, il torturatore del regime. Ti sei rifugiato negli U.S.A. dopo la caduta del regime che servivi, peccato che sei stato sfortunato Una delle tue vittime ti ha riconosciuto per caso, vedendoti per strada. Lui ed i suoi amici, altri sopravvissuti, Temevano che, passando per i canali ufficiali, non avrebbero mai avuto soddisfazione, che tu potessi passare indenne attraverso le maglie della giustizia americana, così hanno fatto una colletta ed hanno chiamato me.-

-Bella storia, ma ora ti ucciderò puta.-

-No, non lo farai Garcia.-

La mossa della donna prende l’uomo completamente di sorpresa e lui si ritrova a volare sopra la testa di lei, il coltello gli sfugge dalle mani, ma, prima  che ricada a terra, Elektra lo afferra con la destra. Si avvicina a lui e prima che Garcia/Valdez possa fare una qualunque mossa, descrive un breve arco con la stessa mano, sorride mentre lascia ricadere il coltello ai piedi dell’uomo, che si porta, inutilmente, le mani alla gola, mentre il sangue scorre copioso dalla giugulare tagliata di netto.

-Con i saluti dei cittadini di Tierra Verde.- mormora Elektra e se ne va, calma. Nessuno l’ha vista e nessuno potrà mai accusarla della misteriosa morte del cosiddetto uomo d’affari cubano che l’uomo fingeva di essere.

            Dieci minuti dopo, una busta, con dentro 60.000 dollari in contanti, è spedita ad un certo orfanotrofio del Bronx, un’altra donazione anonima. Elektra sorride soddisfatta, dopotutto, pensa, ha i conti cifrati del seňor Garcia con cui rifarsi. Quando la polizia penserà a controllarli, li troverà già vuoti, un piccolo incentivo del sig. Howard, per invogliarla ad accettare quell’incarico in oriente. Come quell’uomo facesse a sapere certe informazioni, non è cosa che la riguardi. Stavolta è soddisfatta di se stessa.

 

 

3.

 

 

            Il momento è venuto, pensa Will Mace. O la va o la spacca, suda mentre allunga la mano, davanti agli occhi della mente gli passano le immagini della moglie e dei tre figli. Se fallisco, sarà un bel botto, Dorothy, pensa, poi taglia il filo verde e socchiude gli occhi attendendo…niente.

-Complimenti Mr. Mace, ce l’ha fatta.- gli dice il Cavaliere Arabo.

-Si ce l’ho fatta…- sospira lui.

 

            Padron Khan ha osservato l’intera scena in una palla di cristallo ed ora ringhia per la delusione. Quel Cavaliere Arabo capirà subito che non gli conviene ostacolarlo e lui sa come fare.

            Si avvicina ad un braciere e vi getta dei granelli nerastri e mormora un’antica invocazione, poi… Uno sbuffo di fumo e, sopra il braciere, compare una figura gigantesca a torso nudo, le cui gambe si confondono nel braciere stesso.

-Comanda padrone!- esclama.

-Sai cosa fare…- dice Khan -…fallo!-

            Con un lampo di luce l’essere scompare.

 

            Clive Reston si arresta proprio di fronte all’Ambasciata americana, col braccio arresta la corsa di Leiko Wu.

-Aspetta.- le sussurra –Andiamoci cauti. Penso di non sbagliare, dicendo che poliziotti e soldati non saranno troppo benevoli con gli occidentali infedeli. Certo, se arriviamo almeno al cortile, non ci sarà più da preoccuparsi..a parte qualche guardia dal grilletto facile.-

-Tu sai come infondere sicurezza ad una ragazza, Clive, non c’è che dire.- replica Leiko.

-Grazie cara, faccio del mio meglio, ne riparleremo appena fuori da questo guaio. Ora facciamo attenzione, però, il dottore mi ha detto che sarebbe dannoso per la mia salute farmi sparare addosso.-

-Adoro la tua capacità di fare dello spirito in situazioni difficili Clive.-

-Mmm e cos’altro adori di me?-

-Il modo in cui prepari il cocktail Martini, hai altre domande cretine?-

-In effetti, no. Ehi che fai?-

            Leiko esce allo scoperto e due soldati le puntano contro i fucili. La ragazza alza le braccia,come per mostrare che non porta armi con se. Confida sul fatto che i soldati saranno distratti quel tanto che basta per…il primo soldato è abbattuto dal morso di Vedova prima ancora di capire cosa sta succedendo, il secondo riceve un calcio al basso ventre da Leiko ed un successivo colpo di taglio alla nuca.

-Così impari a pensare certe cose.- commenta.

-E tu come sai che le pensava?- chiede Clive uscendo – Non ha neanche aperto bocca.-

-Bastano gli occhi a farsi capire.- replica lei, mentre,con una mossa aggraziata, Yelena atterra accanto a loro.

-Voi donne mi farete venire i capelli bianchi. Certe volte capisco la misoginia del mio prozio americano.-

-Non sapresti cosa fare senza donne Clive e la coltivazione delle orchidee non ti si addice.- commenta Leiko –Ti conosco bene ormai.-

-Toccato. Beh complimenti anche a te ragazza.- dice Clive,rivolto  a Yelena -Hai colto al volo il suggerimento implicito di Leiko.-

-Una sciocchezza.- commenta Yelena –Sapevo che mi aveva visto e la sua mossa non poteva avere altro scopo che consentirmi di agire.-

-Efficiente come una vera spia. Quanti altri talenti hai?-

-Non li scoprirai mai tutti Reston!-

-Credi? Amo le sfide, proprio come mio padre. Ti ho mai raccontato di quando…-

-Ti prego Clive, non è il momento.- lo interrompe Leiko.

-Se non ti conoscessi bene Leiko, penserei che sei ge…-

            La frase di Clive s’interrompe, mentre quello che sembra un fulmine colpisce l’ambasciata americana e l’aria è squassata per un lungo attimo da quello che sembra il rombo di mille tuoni.

 

            Mi sono buttato contro il Ladro Ombra, ma lui mi ha eluso, sento il suo calcio alla schiena, ma ricado facendo una capriola e mi rimetto in piedi dinanzi a lui. Para ogni mio colpo con incredibile maestria, che sia davvero ciò che dice di essere? Non posso permettermi di cedere. Uno dei miei colpi giunge a segno, ma a cadere non è il Ladro Ombra, ma Shen Kuei. Ho sempre combattuto contro di lui oppure…

-Sei sempre bravo inglese, ma non sono io il nemico.- mi dice e capisco che è quello vero, ma allora dove…

-Dove sono Shang Chi?- la voce viene dall’alto, dal ballatoio del piano superiore, Una figura vestita dell’abito degli antichi Mandarini scende le scale verso di noi.

-Chi sei?- chiedo –Se non sei il Ladro Ombra, sei forse il suo mandante?-

-Ho avuto un nome come tutti.- risponde quello che appare come un uomo alto dai lunghi e curati baffi neri –Coloro che mi temono, mi conoscono con un nome temuto in tutto il mondo, per loro sono e sarò sempre semplicemente: il Mandarino.-

-Ho sentito parlare di te, signore della guerra, non sei che una pallida copia di mio padre.- gli replico, sperando di innervosirlo. Ho anche più successo del previsto, con un colpo di forza concussiva da uno dei suoi anelli sbatte sia me che il Gatto contro una parete.

-Pazzi!- esclama –Non conoscete il potere di cui dispongo, ma lo conoscerete, come conoscete il sole di mezzogiorno!-

            Alzo la testa e mi accorgo che è cambiato, ora è un uomo calvo con un costume azzurro e la pelle color limone avvizzito.

-Tu sei…-

-Sono l’Artiglio Giallo e presto sarò signore della Cina e poi del mondo.- le sue dita adunche stringono il mio collo con forza insospettata per un corpo semischeletrico –Non hai speranza di fermarmi Figlio di Fu Manchu, non l’hai mai avuta in nessuno dei nostri scontri.-

-Non ti ho mai incontrato prima.- replico.

-Ne sei certo?- risponde con una voce che mi suona familiare e mi accorgo che la mano che mi stringe, è cambiata e così gli abiti.

-Padre?- esclamo.

-Si sono io, la causa dei tuoi tormenti…. o, forse, t’inganni, io sono l’Artiglio Giallo o, chissà, forse sono sempre stato il Mandarino o, infine, non sono nessuno di loro. Sono un mistero, un inganno, un’ombra in pieno sole o forse….-

<<…sono un Ladro Ombra!>>

            La voce eccheggia nel vuoto e ci ritroviamo ancora nel teatro abbandonato e forse non l’abbiamo mai lasciato, forse l’intera battaglia era solo un’elaborata illusione. I miei abiti sono intatti.

-Ma cos’è successo?- chiede il Gatto, pur sapendo che non avrà mai risposta.

-Ha giocato con noi, ora dobbiamo capire perché.-

Forse non scoprirò niente, ma devo almeno provare.

 

            Sembra una potente esplosione ed è così che è percepita dagli astanti. Will Mace ha visto solo un accecante lampo di luce, quando riapre gli occhi, vede un gigante di tre metri e mezzo con una scimitarra, grande in proporzione, in mano.

-Un Djinn!- esclama il Cavaliere Arabo.

            I Djinn, gli spiriti, a volte benigni, a volte maligni, della tradizione araba, questo è decisamente maligno. Davanti agli occhi di Will il Cavaliere ed il Djinn combattono uno spettacolare duello all’arma bianca. Il duello sembra sbilanciato data la grandezza del Djinn, ma l’arma del Cavaliere è magica e lui contrasta efficacemente i colpi dell’avversario. Richiama a se il suo tappeto magico e dalla sua postazione bersaglia il Djinn con i colpi d’energia della spada. Il Djinn assume una forma semi eterea e vola verso il cavaliere, ma è facilmente respinto.

-Cadi dannato demone!- urla il Cavaliere. -Torna nella gehenna dov’è il tuo posto!-

-Eseguirò il mio compito, ti porterò con me!-

            Salta sul Cavaliere, portandolo con se verso il basso.

 

            Clive, Leiko e Yelena Belova arrivano proprio in quel momento e sbarrano gli occhi.

-Che diavolo è quello?- esclama Clive.

-Ha detto di essere un Djinn, noi lo chiameremmo Genio.- gli risponde Will Mace.

-Come quello di Aladino? E dov’è la sua lampada?- ribatte Clive.

-Temo che le cose non siano così semplici….Ma voi chi siete a proposito?-

-Uhm già. Mi scusi, ma la situazione non è proprio adatta a certi scambi di cortesie, comunque, il mio nome è Clive Reston e queste amabili signore sono: Leiko Wu e Yelena Belova, che ama farsi chiamare Vedova Nera.-

-Ho letto un dossier su di lei. io sono…-

-J. William Mace, il Capo Negoziatore Americano, io ho letto un dossier su di lei. – proclama Yelena.

-Uhm io l’ho vista in TV invece.- dice Clive.

-Scusate se interrompo questo garbato scambio di cortesie…- interviene Leiko -…ma non credete che dovremmo fare qualcosa per questa situazione?-

-Se lei ha una buona idea per sconfiggere un demone mitologico di tre metri e mezzo, si faccia pure avanti Miss Wu, faccia pure.- risponde Will –Io non ho idee. Piuttosto, suggerirei di fare qualcosa per neutralizzare i terroristi che ci hanno preso come ostaggio, prima che si riprendano.-

-Una vera perla di saggezza Mr. Mace. Vieni cara Leiko, questo almeno sappiamo farlo.-

 

            Il teatro è desolantemente vuoto, se mai il Ladro Ombra è stato veramente qui, ciò che rimane sono poche orme nella polvere e…..

-Cos’è?- mi chiede Shen Kuei

            Sembra una specie di locandina di uno spettacolo: il Grande Cho Lee si esibirà…

            Cho Lee era l’illusionista coinvolto con il Ladro Ombra la prima volta che lo conobbi. È un messaggio per me, non c’è dubbio, mi sta dicendo dove lo troverò la prossima volta e c’è anche qualcos’altro, qualcosa che mi ha detto e non riesco a ricordare, qualcosa che può essere importante, forse vitale.

           

            Il Cavaliere Arabo osserva la bocca del Djinn spalancarsi e diventare così grande da cercare di divorarlo in un solo boccone. Momenti disperati richiedono misure disperate, pensa, e, con un colpo deciso, ficca la sua scimitarra magica nella bocca del Djinn.

.Cosa stai facendo?-

-Ti do da mangiare un po’ di acciaio magico e…-

            Non finisce la frase, un accecante scoppio di luce lo zittisce e quando è finito…

-Scomparsi entrambi!- esclama Will Mace.

-Morti tutti e due?- si chiede Yelena.

-Ne dubito. Le risponde Leiko –Le creature magiche non muoiono facilmente. Il demone sarà tornato nel suo inferno o quel che è….Sul Cavaliere non saprei, ma quelli come lui sono artisti della sopravvivenza, quindi sta tranquilla.-

            Yelena si morde il labbro inferiore, questa missione è stata un disastro sin dall’inizio, pensa, e non sarà facile spiegarlo a Mosca.

-E così è finita.- commenta Will.

-Crede Mr. Mace?- ribatte Clive –Mi creda, queste cose non finiscono mai.-

 

 

EPILOGO UNO

 

 

            Le truppe dell’Esercito del Murtakesh attraversano il confine con Halwan all’alba di tre giorni dopo, la guerra è cominciata.

 

J. William Mace ed il resto del gruppo di negoziatori noto come il Quartetto, tornano ai rispettivi paesi per ricevere nuove istruzioni, il Consiglio di Sicurezza dell’O.N.U. si riunisce per adottare una risoluzione, ma le diatribe tra gli stati membri rallentano l’approvazione.

 

            Abdul Qamar ritorna ai suoi doveri di capo della sua tribù beduina, è solo una pausa per lui, presto ci sarà bisogno d nuovo del Cavaliere Arabo.

 

            Carlton Velcro e Pavane sono sopravvissuti, come c’era da aspettarsi, all’esplosione del loro attico e lasciano il Murtakesh su un volo privato messo a loro disposizione dall’Emiro, appena prima che l’aeroporto venga chiuso ai voli internazionali. Sono diretti a Macao, per continuare nei loro traffici di armi e droga.

 

            Clive Reston e Leiko Wu sono appena arrivati in Arabia Saudita, che ricevono un ordine da Whitehall: braccare Velcro e fermarlo per sempre, con ogni mezzo.

 

            Yelena Belova torna a Mosca, nemmeno il suo lavoro è finito, una nuova missione l’attende.

 

            Dal suo rifugio segreto, Padron Khan sorride soddisfatto: una parte dei suoi piani sta andando come previsto. Presto potrà pensare alla vendetta verso tutti coloro che l’hanno avversato in passato.

 

 

EPILOGO DUE

 

                                   

               Il ragazzo ha i capelli biondi e gli occhi verdi, un bel sorriso, ha compiuto 13 anni la scorsa primavera e sembra solo uno dei tanti ragazzi ricchi che frequentano quest’esclusiva Preparatory School nelle verdi colline californiane, ma, in realtà, non è proprio uguale agli altri, il suo nome è: John Harold Howard, ma i suoi amici lo chiamano Jack. Suo padre è Harold Howard e lui è uno dei pochi che sia autorizzato a vederne il volto. Sua Madre, beh, se arrivaste abbastanza vicino a lui da chiedere di lei, vi risponderà che è morta, ma non sarà in grado mostrarvi una sola foto o dirvi il suo nome. L’identità della donna in questione resta ancor oggi un indovinello avvolto in un mistero chiuso in un rompicapo, nessuno l’ha mai saputa ed ogni tentativo di scoprirne l’identità si è chiuso con un nulla di fatto. Di sicuro c’è solo che Harold Howard non si è mai sposato e che un giorno ha registrato la nascita di questo figlio senza rivelare il nome della madre. La vita è stata facile per certo versi per il giovane Jack, cresciuto tra gli tutti gli agi ed i privilegi che il denaro può comprare. Nei primi anni della sua esistenza, l’ossessione del padre per la privacy l’ha portato ad un quasi totale isolamento, poi Howard si convinse che un bambino deve godere della compagnia dei suoi coetanei è l’ha iscritto ad una delle migliori ed esclusive scuole private della California.Una decisione, una delle poche delle sua vita, dettata esclusivamente dall’amore di Howard per il figlio, ma una decisione che potrebbe arrivare a rimpiangere. Ogni uomo ha una debolezza e c’è sempre un altro uomo pronto a sfruttarla.

 

            Per il commando dell’Hydra è un gioco da ragazzi assalire la scuola e liberarsi delle guardie di sicurezza, Jack Howard è sorpreso nel giardino mentre chiacchiera con una compagna di classe, la ragazza è abbattuta con spietata efficienza ed il ragazzo prelevato senza sforzo, drogato e caricato su un mezzo aereo, che lo porta subito via verso destinazione ignota.

 

Nel suo appartamento di Las Vegas, Harold Howard è avvertito immediatamente, sta appena finendo di assimilare la notizia, che il suo telefono squilla. Solo un breve istante per chiedersi chi può essersi infiltrato nella sua linea privata, un numero di cui pochissimi sono a conoscenza, ma è un pensiero futile, sa con chi ha a che fare e questi non sono ostacoli per loro.

Sullo schermo appare il volto del Barone Strucker, l’Hydra Supremo.

-Aspettavo una sua chiamata Barone.- si limita a dire.

<<Ja, lo immagino. MI scuso per quanto è avvenuto a suo figlio Herr Howard, ma, a volte, è necessario ricorrere a mezzi spiacevoli per raggiungere più alti scopi.>>

-Non perda tempo in chiacchiere, lei ha mio figlio, io lo rivoglio, dica il prezzo, lo pagherò quale che sia.-

<<Non mi offenda Howard, il Barone Strucker non si spreca per del vile denaro, ciò che voglio è ben altro. Lei è entrato, di recente, in possesso di un congegno chiamato Trasmettitore Universale Multimediale Interattivo o, U.I.M.T. Quel congegno deve legittimamente appartenere solo all’Hydra, me lo consegni e riavrà suo figlio.>>

-Lo avrà.- risponde secco Howard –Mi dica dove e quando.-

            Gli accordi vengono presi e, quando lo schermo si spegne, l’uomo che la stampa chiama il Miliardario Fantasma si appoggia le mani al volto. Non permetterà che al suo unico figlio sia fatto del male, rinuncerebbe a tutta la sua fortuna per salvarlo, quel congegno è un prezzo adeguato per la sua vita. Tuttavia, cedere semplicemente al ricatto non può essere la sola risposta. Prima di tutto: non ha garanzie che Strucker rispetterà la sua parte del patto e, poi, non vuole che altri pensino di poterlo colpire impunemente attraverso il figlio. Deve far capire chiaramente a chiunque nutrisse simili pensieri che prendersela con suo figlio od altre persone a lui care, significa commettere un errore imperdonabile. Darà a Strucker quel che vuole, ma, contemporaneamente, agirà per riprendersi tutto quel che è suo ed il cielo aiuti chi si è messo sulla sua strada.

 

 

FINE

 

 

NOTE DELL’AUTORE

 

 

            Che dire di quest’episodio? Tutto quanto è necessario sapere è praticamente detto nella storia, o, forse dovrei dire le storie? Gli eventi di quest’episodio hanno proceduto paralleli, ma i destini dei protagonisti dei nostri piccoli drammi sono destinati ad incrociarsi prestissimo, mentre la zona del medio oriente è destinata a diventare una polveriera che potrebbe esplodere con effetti devastanti.

            Vi chiederete: perché? La risposta è semplice: per molto tempo i protagonisti del Marvel Universe si sono occupati del loro orticello senza curarsi di quanto accadeva non dico fuori dagli Stati Uniti, ma, addirittura, fuori da New York. Oggi questo scenario è cambiato: i supereroi si sono diffusi per tutti gli U.S.A. Ci sono supereroi, in gruppo o singoli, in Canada, Giappone, Cina, Europa. Abbiamo un’organizzazione internazionale, lo S.H.I.E.L.D. creata appositamente per far fronte a certi tipi di crisi.  È ovvio che la crisi tra Murtakesh e Halwan come altri avvenimenti in altri paesi, fittizi e non, del Marvel Universe, non sono che, sotto il pretesto della finzione, un mio modo di esplorare i riflessi di crisi internazionali reali ed ho intenzione di affrontare questi avvenimenti in modo realistico…realistico, cioè, come può esserlo in un mondo in cui esistono i supereroi e le creature del mito.

            Alcuni appunti:

1)       Prosegue la trama della guerra tra Murtakesh e Halwan iniziata nei #6 e 7.

2)       J. William Mace è il padre di Jeff ed Elizabeth Mace che trovate su Capitan America.

3)       Il Cavaliere Arabo è Abdul Qamar, un capo Beduino che in un’antica grotta ha trovato una scimitarra ed un tappeto magico. La scimitarra scarica energia dalla punta ed il tappeto, beh lo sapete a cosa servono i tappeti magici o non avete mai letto “le mille e una notte”? Come dite? Come origine vi sa di già visto? Oh beh non si può sempre essere originali. -_^. Il fattaccio avvenne in Incredibile Hulk #257 (FQ Star #9) di Bill Manto & Sal Buscema del 1981.

4)       Il paese di Tierra Verde, citato nel racconto, era un piccolo paesino del Centro America, governato da una spietatissima dittatura militare guidata dal Generalissimo Felix Guillermo Caridad, che fu abbattuta da Wolverine con l’aiuto della supereroina locale, La Bandiera, in Wolverine #17/22 (In Italia Wolverine, Play Press, #17/22), una splendida storia scritta dal compianto Archie Goodwin, e disegnata da John Byrne con inchiostri di Klaus Janson, tutti e tre in stato di grazia;

5)       il Black Jack a cui giocano Elektra e Garcia in uno degli “episodi” del racconto, è un gioco d’azzardo molto popolare nei casinò americani. È molto simile, come regole, al nostro “Sette e mezzo” e deriva da un gioco francese chiamato: “21”. Si gioca contro il “Banco” o “Dealer”, rappresentato dal Croupier, sono utilizzati sei mazzi di 52 carte francesi, inserite nel cosiddetto “sabot, da cui vengono tirate fuori una alla volta.. Il valore delle carte è 11 o 1 a seconda, della convenienza, per l’asso, 10 per le figure, il valore della carta per le altre. Ad ogni giocatore sono distribuite due carte ed egli può richiederne altre sino a raggiungere il punteggio desiderato o “stare” con le due carte che ha. Lo scopo del gioco è raggiungere e non superare 21, se si supera il 21, si sballa e si perde. Il giocatore che ha raggiunto il punteggio più alto vince. Si è obbligati a prendere se si ha meno di 11 e ci si può fermare quando si vuole. Il Banco, invece, è obbligato a prendere se ha meno di 17 ed a restare se ha 17 o più, gioca, quindi, in apparente svantaggio sui giocatori, ma, in realtà non è così.  Il nome deriva dalla combinazione (che può arrivare solo con la prima mano) di figura e asso che è chiamata, appunto, “Black Jack” e vince su tutte le altre. In caso di parità tra due o più giocatori, nessuno vince e si ricomincia. La partita è un omaggio alla tesa partita di Baccarat giocata tra James Bond e Monsieur Le Chiffre nel primo libro della serie “007”: “Casinò Royale”.

Con questo è tutto.

Dopo questa saga, l’azione prosegue con la storia del rapimento del figlio di Harold Howard da parte dell’Hydra. Natasha Romanov, la Vedova Nera, ha i suoi motivi per volerlo liberare a tutti i costi e, per farlo, cerca l’aiuto di Paladin, Moon Knight, Elektra e Simon Stroud, oltre che del fido Ivan. Il suo gruppo, non è il solo a dar la caccia all’Hydra, però. Questa vicenda si sviluppa in piani narrativi paralleli, in Marvel Knights #15, Justice Inc. #4 e Villains #10 a cui vi rimando.

Nella prossima Ultimate Edition, seguiremo la missione orientale di Elektra, con alcune intriganti sorprese.

 

 

Carlo



[1] Vedi Tales To Astonish #44  (Uomo Ragno, Corno, #28)

[2] In Creatures on The Loose #31/37 (Uomo Ragno, Corno, #168/183

[3] In Adventures into Fear #27/31 (UR, Corno, 156/167)

[4] Come visto nella serie “Morbius”

[5]In Avengers #43/44 (Thor, Corno, #51/53)

[6] In Avengers Icons #3

[7] Neri recenti numeri dei Campioni

[8] In WorldWatch #10/11

[9] Dum Dum ha i suoi impegni belli tosti in “Facile come…” prossimamente qui a MIT

[10] Per esempio in Marvel Knights (MIT) #4 e 5  e  nello speciale “La Guerra dei Mondi:  La Guardia d’Inverno”

[11] Molto tempo fa in Deadly Hands of Kung Fu #11/16 (Shang Chi #20/23)

[12] In Shang Chi Master of Kung Fu #29/31 (Shang Chi Maestro del Kung Fu #15/16)

[13] Vedova Nera in lingua russa

[14] Madrepatria in russo